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21 Ottobre

Oggi, ma nel 1866, a Venezia, si teneva la prima giornata delle due previste per il plebiscito di Venezia, delle province venete e di quella di Mantova, a suffragio universale maschile, nel Veneto per decidere sul passaggio della regione al regno d’Italia. Si trattava di un accadimento dal profondo significato simbolico ed allegorico che avrebbe segnato la demarcazione tra il prima ed il dopo nella politica estera dei Savoia. Il riscontro delle urne fornirà risultati favorevoli all’Italia, con il 99,96 per cento dei "si" ed affluenza pari all'85 per cento degli aventi diritto ad esprimere i proprio parere. Già il 19 ottobre precedente, nello storico hotel Europa della città lagunare il generale francese Edmond Le Boeuf, plenipotenziario di Francia, già aiutante di campo dell'imperatore dei francesi Napoleone III, inviato come garante dello svolgimento della consultazione referendaria, aveva firmato la cessione dell'entità amministrativa e del relativo territorio da parte dell'imperatore dell'Austria-Ungheria asburgica, Francesco Giuseppe I, al re sabaudo Vittorio Emanuele II. Nell'albergo veneziano si erano riuniti, su ordine di Le Boeuf, il commissario militare austriaco generale Karl Moring, il generale italiano Giovanni Battista Genova Thaon di Revel, la municipalità di Venezia, la commissione incaricata di ricevere il Veneto. Tutti sedevano intorno al tavolo delle trattative per espletare le procedure del passaggio del potere. Di fatto la sconfitta militare della monarchia savoiarda nella terza guerra d'indipendenza si trasformava in un successo politico di ampio respiro per la casa regnante. Significativa, anche in quanto connotata da profondo valore simbolico, era la a partecipazione al plebiscito della minoranza friulana di lingua slovena della Slavia veneta, situata in quella che diverrà la provincia di Udine. Anche le donne, benché non ammesse al voto ufficialmente, vollero raccogliere il loro consenso in urne separate, connotando il gesto più di valore patriottico, in quel preciso momento storico di trapasso territoriale, che di protesta femminista: si conteranno 2mila preferenze in gonnella solo a Mantova. La regia Marina militare tricolore prendeva quindi possesso dell’arsenale marittimo veneziano. La cerimonia d'ingresso della flotta navale nazionale vedeva impegnata soprattutto la fregata corazzata Varese (nella foto, la cannoniera alla fonda, proprio nell'acqua della laguna veneziana), varata il 23 dicembre dell'anno precedente -con a bordo, tra l'altro, anche l'ammiraglio conte Carlo Pellion di Persano, senatore del regno, ex comandante in capo dell'armata di mare, grande sconfitto della battaglia navale di Lissa del 20 luglio precedente- scortata dagli avvisi Sirena, Esploratore e Fulminante, che venivano ormeggiati nella darsena grande.

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