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30 MAGGIO

Oggi, ma nel 1916, a Indianapolis, Dario Resta, pilota italiano originario di Faenza, in provincia di Ravenna, con cittadinanza britannica e residenza negli Usa, vinceva la 500 miglia di automobilismo, la più importante gara su quattro ruote a motore degli States. Trionfava su Peugeot L76, con contrassegno 17, dell’omonimo team francese, sulla prova ridotta di 10 giri, equivalenti a 300 miglia di tracciato rispetto alle iconiche 500, a causa della prima guerra mondiale in corso. “Dolly”, così era soprannominato Resta (nella foto, particolare, proprio a Indianapolis, quel 30 maggio 1916, prima del via), classe 1884, era di fatto il secondo asso del volante proveniente dal Belpaese ad aggiudicarsi la competizione fondata nel 1911 sul circuito ovale del Motor Speedway. L’anno precedente, 1915, infatti, Ralph De Palma, nativo di Biccari, in quel di Foggia, del 1882, che il 20 agosto 1920 verrà naturalizzato statunitense, era stato in assoluto il primo alfiere tricolore a fare suo l’alloro di “Indy”, a bordo della Mercedes della squadra Patterson. E dietro di lui, in seconda piazza, era finito proprio Resta, penalizzato da un cambio gomme di troppo, dopo una battaglia testa a testa davanti a 75mila spettatori. Quindi, quella del 1916 era stata a tutti gli effetti una rivincita su De Palma.

A seguire, nell'albo d'oro della 500 miglia di Indianapolis, per rintracciare un po’ d'italianità nelle vene dei conquistatori del prestigioso titolo bisognerà arrivare ad Emerson Fittipaldi, brasiliano con nonni emigrati da Trecchina, in provincia di Potenza, campione del mondo di F1 nel 1972 e nel 1974, nella edizione 1993, con la scuderia Penske Racing e su Chevrolet. Andando ancora avanti negli elenchi d'archivio, si arriverà a Dario Franchitti, inglese con antenati provenienti dall’Italia, che vincerà tre edizioni: 2007, 2010 e 2012, con la società sportiva Andretti Green Racing, a bordo di Dallara-Honda. Resta, la cui natalità romagnola, dovuta al padre Federico, fotografo faentino, spesso verrà confusa con quella toscana della madre, Adelaide Niccodemi, di Livorno, morirà giovane. Si spegnerà a 42 anni, per l’incidente che si procurerà durante la Montagu Cup, a Brookslands, il 2 settembre 1924, mentre su Sunbeam tenterà di battere il record mondiale di velocità, sulla distanza dei 50 chilometri. Ironia della sorte sventurata, proprio alla Coppa Montagu aveva esordito alla guida di un bolide, nel 1907, il 6 luglio.