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29 dicembre

29 Dicembre 2025

Oggi, ma nel 1993, a Verona, sotto il cavalcavia "Gardesana" dell’autostrada A22 del Brennero, nel tratto tra i caselli di Affi e Verona nord, Marco Moschini, accompagnato da Davide Lugoboni e da Riccardo Garbin, tutti e tre di 19 anni, lanciava il masso, da dieci chilogrammi di peso e da mezzo metro di diametro, che uccideva sul colpo Monica Zanotti, di 25 anni, impiegata, che viaggiava sulla Renault Espace condotta dal fidanzato Davide Perbellini, coetaneo, imprenditore. Erano entrambi di San Giovanni Lupatolo. La pietra, prelevata dalla cava Girelli, trapassava il tetto della macchina e sfondava il cranio della ragazza. I due rientravano da una serata trascorsa a Garda con amici nel clima dei giorni festosi tra Natale e Capodanno.

La corsa disperata di Perbellini, figlio di uno degli ex soci del parco divertimenti Gardaland, al Policlinico veronese di Borgo Roma si rivelava inutile. Il killer, originario della frazione Palazzolo di Sona, sempre nel veronese, falegname, verrà preso il 9 gennaio 1994. Rivelerà agli esponenti delle forze dell’ordine e della magistratura che quella bravata sia stata messa a segno soprattutto «per noia» (nella foto, particolare, la notizia dell’omicidio riportata sul quotidiano milanese “Corriere della Sera”, del 31 dicembre 1993, a firma di Vittorio Monti). Ma anche per uscire dall'anonimato. Prima di lasciar cadere la pietra diceva: «Arriva l’atomica, arriva l’atomica». Con lui finirà in manette anche il sodale Garbin, operaio di Bussolengo, altrettanto nel veronese, mentre l’ultimo ad essere acciuffato sarà Lugoboni, in servizio di leva.

Il 5 dicembre 1995 Moschini rimedierà 16 anni, in appello, rispetto ai 23 della condanna di primo grado. Contestualmente gli altri due teppisti avranno 15 anni, con sconto di 7 anni rispetto ai 22 iniziali. La triste vicenda delle bande dedite alla pratica "ricreativa" di far piovere macigni dai sovrapassaggi entrerà in modo dirompente tra le nuove paure degli automobilisti del Belpaese di metà anni '90. Il 27 dicembre 1996, a Tortona, in quel di Alessandria, dal cavalcavia vicino al santuario della Madonna della Cavallosa, sull’autostrada A21 Torino-Piacenza, toccherà analoga sorte a Maria Letizia Berdini, di 31 anni, di Civitanova Marche, in provincia di Macerata, impiegata e tra l’altro anche vocalist di Riccardo Cocciante, che viaggiava verso Parigi sulla Mercedes 190 guidata dal marito Lorenzo Bossini, di 30, geometra di Rezzato, nel bresciano. Sotto i riflettori finiranno altri ragazzi allo sbando: i fratelli Gabriele, Franco, Paolo e Alessandro Furlan con il cugino Paolo Bertocco.