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8 settembre

Oggi, ma nel 1974, a Pinerolo, in provincia di Torino, fuori dalla stazione ferroviaria, i carabinieri del nucleo speciale nazionale antiterrorismo, comandato dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, arrestavano Renato Curcio, di Monterotondo, in quel di Roma, classe 1941, fondatore e leader delle Brigate rosse, insieme ad Alberto Franceschini, di Reggio nell'Emilia, del 1947, altro esponente di spicco del nucleo originario Br.

I due venivano assicurati alla giustizia mentre, a bordo di una Fiat 128 (nella foto, particolare dell’operazione), si recavano al terzo incontro con Silvano Girotto. Quest’ultimo, di Caselle Torinese, in quel di Torino, del 1939, detto “Frate mitra”, ma anche “Padre Leone”, figlio di un maresciallo dei carabinieri, ex militare della Legione straniera francese, ex missionario francescano in Bolivia, già guerrigliero in Cile, era un infiltrato nelle Brigate rosse in realtà informatore dell'Arma, attraverso il capitano Gustavo Pignero. Girotto, che non si presentava all’appuntamento evitandosi di finire anche lui dietro le sbarre, si era finto interessato al progetto politico brigatista, offrendosi anche di addestrare alla guerriglia urbana i militanti dell'organizzazione di estrema sinistra con la stella a cinque punte. Per questo era in contatto con Curcio, mentre era in realtà contrario alla lotta armata sul territorio tricolore e forniva le sue dritte a Dalla Chiesa in un rapporto di collaborazione mai del tutto chiarito ufficialmente.

L'arresto dei capi storici delle Br destabilizzava momentaneamente la base, ma non frenava la spinta rivoluzionaria dell'organizzazione rossa caratterizzata dal fare politica con le armi. Curcio riuscirà ad evadere dal carcere di Casale Monferrato, in quel di Alessandria, il 18 febbraio 1975, grazie all’appoggio dall’esterno della moglie Margherita “Mara” Cagol, di Trento, del 1945, sposata l’1 agosto 1969, nel santuario di San Romedio, a Predaia, nella trentina Val di Non. Ma, il 18 gennaio 1976, in un appartamento milanese di via Maderno, Curcio finirà nuovamente in manette, insieme a Nadia Mantovani, di Sustinente, in quel di Mantova, del 1950, la nuova compagna dopo la morte della Cagol, che avverrà nella sparatoria contro i carabinieri alla cascina Spiotta d’Arzello di Melazzo, in provincia di Alessandria, del 5 giugno di quel 1975.