Inchieste terremoto 2009: ecco il modello L'Aquila

C'è un modello L'Aquila anche per quanto riguarda le inchieste post sisma: tanto fumo, zero o quasi arrosto. Se la memoria non mi tradisce fra il 2009 e il 2010 sui crolli (edifici pubblici e privati)  furono aperti più di duecento fascicoli. I titoli dei giornali erano più o meno questi: i colpevoli saranno individuati e finiranno in galera (gli stessi che si leggono oggi per il terremoto di Amatrice).

Dopo circa otto anni i processi arrivati in Cassazione con condanna si contano sulle dita di una sola mano, e riguardano quasi esclusivamente edifici pubblici  (fra cui  Casa dello studente e Convitto) . Nel caso più noto, quello della Commissione Grandi Rischi (qui l'accusa non era però per i crolli)  l'unico condannato non solo non è finito in galera (e questo _ vista la pena moderata _ è scritto nelle leggi e  personalmente non me ne lamento visto che  non ho mai chiesto la gogna per nessuno ) ma la sua carriera ha avuto una accelerazione, come se quella condanna  in realtà fosse una medaglia al valor civile più che la presa d'atto di un errore da parte di un uomo dello Stato.  

Presto finirà a tarallucci e vino anche il processo (in primo grado) a carico dell'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso accusato di aver  organizzato una operazione mediatica per tranquillizzare gli aquilani rispetto a un potenziale rischio terremoto. Bertolaso è pronto a ricorrere alla prescrizione. E' un suo diritto ma sarà l'ennesima occasione mancata per cercare di sapere qualcosa di più sugli accadimenti che fra il 31 marzo e il 5 aprile 2009 misero il sonnifero nella minestra di tanti aquilani che  la notte senza alba dormivano _ rassicurati _ nelle loro case.

La storia, stando così le cose,  non potrà mai raccontare in maniera esauriente ciò che è effettivamente successo all'Aquila prima, durante e dopo il sisma. Potrà solo mettere a confronto le bugie dei protagonisti (di ieri e di oggi) del cosiddetto  "modello o modelli L'Aquila". E cento bugie difficilmente fanno una verità. Di giustizia poi non ne parliamo nemmeno.