Torrevecchia, era il rappresentante della Cisl nella casa di cura Villa Pini

Addio al prete sindacalista

Morto don Giuseppe, sacerdote che combatté Angelini.

CHIETI. Giuseppe Di Martino, il prete-sindacalista, l’ex parroco di Torrevecchia, il sacerdote che ha saputo tener testa al magnate della sanità privata Vincenzo Angelini è morto nel reparto di clinica medica del policlinico, ieri all’alba. Don Giuseppe aveva 80 anni, da tempo era afflitto da un tumore, male che riuscì a cambiargli lo sguardo battagliero e indomito. Uomo di cultura, dalla mente aperta e sempre dalla parte dei più deboli lascia un vuoto nella comunità di Torrevecchia.

Di Martino divenne personaggio pubblico per le sue battaglie sindacali, era della Cisl, all’interno della clinica Villa Pini, nella quale prestò servizio negli anni Ottanta fino ai primi del ’90. Parroco di Torrrevecchia, dal 1956 fino al 1995, don Giuseppe aveva in seguito intessuto una certa amicizia con il padrone di Villa Pini, nell’ottica di dover affrontare i problemi già allora molto complessi, attraverso il confronto e anche perché il suo interlocutore è sempre stato molto propenso a «conquistare» chi per ruolo lo doveva combattere. Ma l’«idillio» durò qualche anno e Di Martino incominciò a dare battaglia al re delle cliniche private. Finché si arrivò ferri corti. Don Giuseppe fu lincenziato insieme con altri sindacalisti ma, dopo una serie di ricorsi al giudice del lavoro, denunce anche con risvolto penale, giunti a un accordo stragiudiziale, il sacerdote fu riassunto nella casa di cura. Si dimise qualche anno dopo.

Di Martino aveva 24 anni quando giunse a Torrevecchia, era il 1956. Nelle sue memorie pubblicate sul sito: www.emozioniteatine.it raccontava di quando si presentò in paese insieme con la madre e la sorella. «Se sei il prete che deve venire qui a fare il parroco», gli disse un torrevecchiano, «ara diritto, perché noi i preti li cacciamo uno appresso all’altro». E infatti dal ’36, anno in cui fu costituita la parrocchia di San Rocco, al 56 si susseguirono circa 13 preti. Esordio non incoraggiante per il giovane alla sua prima esperienza di parroco. Don Giuseppe racconta della situazione economica povera: «Non c’erano industrie, né artigianato, non c’era acqua corrente le donne erano costrette ad attingere l’acqua dai loro pozzi oppure scendere nei “fondizzi” con la classica conca di rame».

Così come lasciava a desiderare la «scarsissima pratica sacramentale nel paese». Alla sua prima messa si presentarono 7-8 persone. Ma don Giuseppe fece molto per i paesani, riportandoli alla vita di comunità non solo religiosa. Fece realizzare nel ’67 la chiesetta della Madonna della Libera dove fino agli ultimi giorni di vita gestiva la rettoria. E costruì con i soldi del padre il campo sportivo e con i propri risparmi gli spogliatoi. D’estate portava al mare i più piccoli, tra questi Nando Marinucci, ora consigliere comunale. «Figura storica indimenticabile ed autentico pilastro per lo sviluppo di Torrevecchia», dice, «figura amica ed insostituibile per tutte le nostre iniziative giovanili». I funerali di don Giuseppe verranno celebrati, oggi, alle 11 a San Rocco, officiati dall’arcivescovo Bruno Forte.