figuraccia CON l’emilia romagna

Ai terremotati neanche un euro Il Comune chiude il conto

ORTONA. L’amministrazione comunale di Ortona con una determina ha deciso di chiudere il conto corrente aperto circa due anni fa per far affluire i contributi deegli ortonesi in favore delle...

ORTONA. L’amministrazione comunale di Ortona con una determina ha deciso di chiudere il conto corrente aperto circa due anni fa per far affluire i contributi deegli ortonesi in favore delle popolazioni dell’Emilia Romagna, colpite dal terremoto del 20 maggio 2012. Si è trattata di un’iniziativa fallimentare poiché, come si può leggere sulla stessa determina, il conto nel corso di questo biennio «non è mai stato movimentato». Nessuno, né cittadini né politici, ha contribuito all’opera benefica. Eppure, il sindaco Vincenzo D’Ottavio, presentando in un comunicato la lodevole iniziativa, si era detto «convinto che il nostro territorio già provato dalle conseguenze del terremoto del 2009 dell’Aquila risponderà prontamente con concreti segnali di solidarietà, come del resto faranno tutti gli amministratori».

Parole queste, che il consigliere comunale di minoranza Tommaso Cieri ricordava benissimo. E proprio Cieri ha aspramente criticato la chiusura del conto corrente. «Risuonano ancora nelle orecchie le mirabolanti dichiarazioni del sindaco e dei suoi uomini di governo i quali, con uno slancio di generosità, affermavano di rinunciare a parte degli emolumenti in favore di tale benefica iniziativa» ha commentato Cieri. «Passata la fase dell’annuncio e del clamore mediatico, però, i buoni propositi hanno lasciato lo spazio a ben altri intendimenti di impiego degli emolumenti percepiti come amministratori», ha poi aggiunto.

E per di più la vicenda propone la beffa. Infatti nel tempo il conto ha maturato anche costi e spese di gestione, tanto che per chiuderlo l’amministrazione comunale ha dovuto versare 140,12 euro nelle casse della banca dove lo stesso conto era stato aperto. «Quanto successo», ha sentenziato ancora Tommaso Cieri, «è sintomatico di un modo di procedere che è volto solo alla forma e per niente alla sostanza, omettendo poi in maniera spregevole gli impegni assunti, quando il clamore mediatico è spento».

Alfredo Sitti

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