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30 aprile

30 Aprile 2025

Oggi, ma nel 1848, a Pastrengo, in provincia di Verona, ad un chilometro dall’abitato, nel contesto della prima guerra d’indipendenza combattuta dal regno di Sardegna contro l’impero asburgico l’intuizione del maggiore Alessandro Negri di Sanfort di comandare, quale ultima risorsa, il “Caricat” ai tre squadroni da guerra del corpo dei carabinieri reali, per statuto assegnati alla protezione personale del re e non destinati a partecipare direttamente allo scontro, che erano da lui guidati come scorta, salvava il sovrano sabaudo Carlo Alberto. Quest'ultimo, che stazionava sull’Altura delle bionde insieme al presidente del Consiglio Cesare Balbo e al ministro della Guerra Antonio Franzini, stava cadendo vittima dell’imboscata dei temuti Tiroler Schützen, i fucilieri altoatesini inviati dal governo di Vienna.

La carica dei 280 cavalleggeri della futura Arma, con il correlato estremo sacrificio in nome della corona, sarà destinata ad entrare nella storia. Come simbolo di abnegazione, fedeltà e coraggio dei componenti di quella che sarà la Benemerita. Che onorerà l’evento (nella foto, particolare, placca commemorativa in bronzo con rilievo realizzato dal milanese Emilio Monti, insegnante come medaglista nella Scuola d’arte applicata del Castello sforzesco, e fusione eseguita dallo stabilimento Stefano Johnson del capoluogo lombardo) inserendo la rievocazione nella figura terminale del Carosello storico che sarà realizzato con i componenti del 4° reggimento carabinieri a cavallo. L’azione imprevista di quel 30 aprile 1848 riusciva a rompere la linea d’attacco nemica, a coprire l’errore del re, che si era spinto troppo a ridosso della prima linea avversaria invece di restare nel casolare utilizzato come fortilizio, ma anche a porre rimedio all’imbarazzante impasse della brigata “Cuneo” che, avanzando da Sandrà, s’era impantanata nel terreno melmoso intorno al fiume Tione. La manovra a sciabola sguainata conferiva nuovo vigore anche alle brigate “Piemonte”, “Regina”, “Savoia” e “Guardie” che permettevano all’esercito savoiardo di avere la meglio sugli uomini agli ordini del feldmaresciallo Josef von Radetzky. Alla fine era proprio la formazione della “Cuneo” a prendere possesso della cittadina mentre gli armati d’Austria erano intenti a smontare il ponte di barche che aveva permesso loro d'attraversare l’Adige. La battaglia di Pastrengo si chiudeva con 15 vittime e 90 feriti per i piemontesi a differenza dei 24 morti e 147 feriti degli austriaci. Inoltre i prigionieri catturati dai futuri italiani erano 383.