AL CIAKCITY LA testimonianzA DElla giornaLISTA SOTTO SCORta 

Angeli: ragazzi, state dalla parte della legalità

LANCIANO. «A un certo punto la vita ci mette davanti a una scelta, da quale parte stare. E il percorso della legalità, ragazzi, è difficilissimo. Ma non vincono sempre “loro”». «Loro» per Federica...

LANCIANO. «A un certo punto la vita ci mette davanti a una scelta, da quale parte stare. E il percorso della legalità, ragazzi, è difficilissimo. Ma non vincono sempre “loro”». «Loro» per Federica Angeli, giornalista di Repubblica che vive sotto scorta dal 2013, sono i clan mafiosi di Ostia di cui ha svelato le attività criminali con le sue inchieste giornalistiche. Ospite delle Conversazioni, l’iniziativa dell’assessorato alla cultura, la Angeli incontra nel cinema Ciakcity gli studenti dell’istituto De Titta-Fermi e i giornalisti iscritti all’Ordine. Sulla traccia del suo ultimo libro, “Il gioco di Lollo”, ovvero la lotta alla mafia raccontata dal primogenito Lorenzo, la giornalista racconta le conseguenze sulla sua vita di moglie e madre che ha comportato l’essersi schierata dalla parte della legalità.
«Sono nata e cresciuta ad Ostia, si corre il rischio che diventi normale il comportamento dei clan mafiosi», racconta Federica Angeli, «ma quando questo accade abbiamo smesso di essere cittadini e anche giornalisti».
In una notte d’estate del 2013 diventa testimone di uno scontro a fuoco tra gli appartenenti di due clan malavitosi. «Sei ore dopo avevo la scorta», racconta la giornalista, «quella notte gli altri sono tornati in casa e hanno abbassato le tapparelle, io ho scelto la legalità. È un percorso in salita, che richiede tanta fatica e forza d’animo. E lo Stato non è al passo, non ti è accanto quanto dovrebbe. Per tre anni mi ha voltato le spalle anche la mia Ostia».
La svolta il 25 gennaio 2018 con 32 arresti nel clan Spada. «Per dirvi che non vincono sempre loro», sottolinea la Angeli, «è difficile intraprendere questa lotta quando sei madre, ma rifarei tutto. Oggi vedo i miei figli fieri, nonostante gli enormi sacrifici sono consapevoli che ci può essere un lieto fine. Anche la comunità ha rialzato la testa, ha tirato su quelle tapparelle. Questa è la mia vittoria». (s.so.)
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