Chieti, nonno condannato a 6 anni per gli abusi sui nipotini

Per la Cassazione deve scontare sei anni e mezzo. Dopo cinque processi sta per essere arrestato

CHIETI. Violentati dal nonno al quale erano stati affidati quando avevano 6 e 4 anni. Cinque sentenze inchiodano un 71enne del Villaggio Celdit allo Scalo. L’ultima, quella definitiva della Cassazione, ha inflitto 6 anni e sei mesi al nonno colpevole di violenza sessuale aggravata dal rapporto di ascendenza e dalla minore età delle parti offese. E’ una questione di giorni: l’anziano teatino sarà arrestato e sconterà la pena in carcere. Ma ci sono voluti 13 anni affinché la giustizia facesse il suo corso.

La storia agghiacciante parte nel 2003, quando il papà e la mamma di un bimbo e una bimba, che ora hanno 18 e 17 anni, portano i figli dai nonni paterni a Chieti Scalo. E’ un fine settimana. Ma quando tornano a riprenderli, la domenica sera, si accorgono che entrambi i bambini hanno solo voglia di andare via e in fretta. Cos’era accaduto in quella casa? E’ una vicina, diventata la testimone chiave, a raccontare ai genitori di un gesto di uno della bimba che, guardando un gatto, le aveva mimato una scena scabrosa a cui il nonno l’aveva sottoposta. Per la mamma è uno shock. Riferisce tutto al marito e insieme vanno da un amico psichiatra di Pescara che gli consiglia di rivolgersi a un centro di neuropsichiatria infantile.

I bimbi vengono sottoposti a un colloquio dopo il quale gli esperti affermano la loro totale attendibilità. Scatta così la denuncia alla procura dove il pm Giuseppe Falasca ottiene l’allontanamento del nonno.

I bambini, ascoltati in audizione protetta, raccontano anche di video porno mostrati dal nonno che viene rinviato a giudizio e condannato in primo grado a 10 anni di reclusione e al risarcimento di 150 mila euro alla parte civile rappresentata dagli avvocati Annalisa Bucci e Andrea Di Lizio. Ma il nonno, che si dichiara innocente, propone appello e ottiene, grazie alle attenuanti generiche, la condanna scontata a 6 anni e 6 mesi. Ma non ci sta e ricorre in Cassazione sostenendo che finora i giudici non avessero mai fatto fare una perizia sulla personalità dei piccoli. La Cassazione ammette il ricorso: cassa la sentenza e rinvia gli atti alla Corte di appello di Perugia, ordinando ai giudici di procedere alla perizia richiesta dalla difesa. I bambini vengono sottoposti ad un nuovo esame. Alla fine del quale gli esperti, in una relazione molto dettagliata, affermano che «sono attendibili che non hanno subito alcun condizionamento e dicono la verità». La condanna viene confermata, ma il nonno ricorre ancora. Ma questa volta non ha alcuno sconto dalla Cassazione. Dovrà espiare la pena in carcere fino al 2023. E quando uscirà avrà quasi 80 anni. (g.l.m.)