IMMIGRAZIONE E PROTESTE

Chieti, valanghe di critiche sul blocco di Di Primio

Istituti Riuniti, dalla prefettura smentiscono che dovessero arrivare 20 profughi. Le opposizioni: "Solo così il sindaco riesce ad avere un po’ di visibilità"

CHIETI. In realtà dicono dalla prefettura che mercoledì non c’era nessuna emergenza profughi. Gli uffici del governo nella prospettiva degli sbarchi in Sicilia avevano solo chiesto al presidente degli Istituti Riuniti Dario Recubini se fosse ancora valida la disponibilità delle ex Case di riposo ad ospitare eventualmente una ventina di stranieri.

Alla luce di questo sembra essere più che plausibile la critica del candidato sindaco del Pd Luigi Febo che a ridosso del picchetto del sindaco Di Primio, organizzato con alcuni esponenti di Casa Pound, candidati della sua lista e personale delle ex Case di riposo per impedire l’ingresso ai profughi fosse una messa in scena per alimentare paura e allarmismo a soli fini elettorali. Invece è davvero fuori di sé il presidente Recubini che non ha proprio gradito questa protesta.

«Gli Istituti Riuniti hanno un debito strutturale di 2 milioni e perdono 487 mila euro l’anno», dice, «in più proprio il Comune ci deve dare 250 mila euro e qualche settimana fa ce ne ha versati 10mila. Ridicolo. Io faccio l’amministratore di una struttura pubblica e mi devo occupare dei 120 ospiti e degli stipendi per il personale che non posso pagare. La Asl non mi dà contributi perché la struttura non è adeguata a ospitare, chi mi deve pagare non mi paga. Questa sceneggiata non mi riguarda. Se fossi stato in privato avrei chiamato i carabinieri. Ma io non mi fermo e continuo per la mia strada». Il presidente della del San Giovanni Battista ricorda che a vincere la gara della Prefettura è stata una cooperativa gestita da romani e napoletani che offre 330 posti e in un anno incamera 4 milioni di euro.

L'ironia corre sul web

Le reazioni. Ma le reazioni alla occupazione di Di Primio non si fermano. «Meno male che ci sono i profughi a dare un po’ di visibilità al sindaco di Chieti», dice il capogruppo del Centro democratico Bassam El Zohbi, «cerca di sfruttare la questione profughi che tanto clamore mediatico suscitano in questo momento». El Zohbi ricorda che i profughi andranno in due strutture del vastese che hanno vinto la gara mentre i successivi 18 andranno da suor Vera e non al San Giovanni Battista perché l’Istituto non è ancora pronto e non per «la patetica riunione di condominio stile 4 amici al bar».

«Questo mio intervento non è né a favore né contro gli immigrati», dice Ottavio Argenio candidato sindaco del M5S, «ma bisogna conoscere la verità. Quello che è successo è semplicemente ipocrita. Non si può accettare la strumentalizzazione di una situazione di emergenza a fini elettorali e mi riferisco a Umberto Di Primio». Argenio ricorda che gli Istituti Riuniti hanno partecipato ad una gara pubblica indetta dalla Prefettura e attualmente sono terzi in graduatoria dietro altre due associazioni private molto più grandi che fanno assistenza ai profughi per lucro. Argenio ribadisce l’esigenza degli Istituti Riuniti di aver preso parte a questa gara proprio per poter far fronte alle spese dei 120 assistiti e del personale che non può affrontare anche a causa del comportamento omissivo di Comune e Asl.

Al caso Chieti interviene anche il consigliere del Comune dell’Aquila Gamal Bouchaib «É del tutto ridicola la scenata preelettorale del sindaco Di Primio sul centro di accoglienza dei profughi a Chieti: Una scenata stile anni Lega anni 80 che lascerà spazio nella memoria dei chietini all'abbraccio tra il sindaco e casa Pound nella cooperazione alla caccia delle streghe più che a creare lavoro ai cittadini». Il consigliere straniero dell’Aquila ricorda che l’emergenza migratoria esiste ed è senza precedenti

«Sindaco Di Primio», conclude Bouchaib, «i chietini non sono fessi e le consiglio di dare risposte ai migliaia di giovani che stanno abbandonando il territorio attraverso politiche serie del lavoro e al disagio sociale dilagante perché solo con quello potrà vincere le elezioni ma in assenza di tutto ciò non le rimane che occupare anche la memoria della gente con sparate dello sceriffo che vende solo fumo».