De Cecco sott’accusa, il pm: «Si archivi» Ora decide il giudice 

Indagine sul pastificio, la procura: reato senza fondamento Ma un’associazione di consumatori presenta opposizione

CHIETI. L’accusa iniziale parlava di grano francese spacciato come italiano. Ora è arrivata davanti al giudice per le indagini preliminari Luca De Ninis l’inchiesta sul pastificio De Cecco di Fara San Martino che vede coinvolti, per frode in commercio, il presidente del gruppo Filippo Antonio De Cecco, il direttore degli acquisti Mario Aruffo e l’ex direttore controllo qualità Vincenzo Villani. Il sostituto procuratore Giuseppe Falasca ha chiesto l’archiviazione perché il reato contestato «si è rivelato del tutto destituito di fondamento». Si è opposta Asso-Consum, un’associazione di consumatori, secondo la quale «non è emersa una sufficiente chiarezza per il consumatore circa la provenienza del grano e la composizione del prodotto finale». A decidere, il prossimo 9 aprile, sarà il giudice: l’udienza di ieri è stata rinviata a causa dell’adesione di alcuni avvocati all’astensione proclamata dall'Unione nazionale delle Camere penali per il 29, 30 e 31 marzo.
«SI ARCHIVI» Il pm sottolinea che, «relativamente alle confezioni di pasta “De Cecco”, sia per quelle in uso fino al gennaio 2020 che per quelle pregresse, sia su quelle confezioni prodotte dai difensori, è riportata in successione la pubblicità del prodotto, che ne esalta le qualità sia nella fase della produzione, e quindi la doverosa indicazione della provenienza degli ingredienti del prodotto. Ebbene, se nella parte relativa alla réclame del prodotto si legge che la pasta contenuta nella confezione è prodotta con i “migliori grani duri; selezioniamo i migliori grani duri italiani, californiani e dell’Arizona per qualità di glutine, salubrità, contenuto proteico, caratteristiche organolettiche...”, viceversa nella comunicazione doverosa per legge, relativa alla provenienza del prodotto, si legge: “pasta di semola di grano duro, può contenere soia – paese di provenienza del grano: paesi Ue e non Ue - paese di molitura: Italia”».
LE CONCLUSIONI La procura arriva a due conclusioni. La prima: «L’impiego di grano francese è ricompreso nell’impiego dei grani Ue attestato sulle confezioni di pasta». La seconda: «La scritta pubblicitaria sulle confezioni non è affatto in contrasto con la doverosa indicazione di provenienza del grano. Infatti, la provenienza dei grani da paesi Ue e non Ue è perfettamente coerente con l’impiego reclamizzato anche dei migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona». Non solo: «La condotta ascritta agli indagati appare ancor più destituita di rilevanza penale se il fatto è osservato sotto il profilo sostanziale. Residuerebbero – invero – elementi spendibili in chiave accusatoria laddove i decantati migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona indicati nella pubblicità del prodotto costituissero una parte residua e trascurabile dei fattori impiegati per la produzione della pasta: ovvero se il prodotto finale fosse costituito per la sua maggior parte dal grano francese. Invece, dalle indagini svolte dai carabinieri del Nas, risulta che 4.575 tonnellate di grano francese furono impiegate per la produzione della partita di pasta unitamente a circa 362.000 tonnellate di altro grano, dunque poco meno dell’8% del grano transalpino è stato impiegato per la confezione del prodotto oggetto delle indagini».
LA MAIL All’attenzione degli investigatori era finita anche una mail. «È evidente come la comunicazione per posta elettronica inviata da Filippo Antonio De Cecco al direttore acquisti e al capo mugnaio, “considerate il grano francese come grano italiano”, non poteva avere valenza delittuosa». Quella comunicazione, conclude il pm, «doveva avere tutt’altro senso e portata, probabilmente essa era finalizzata alle modalità d’impiego del grano d’oltralpe».
L’ASSOCIAZIONE Secondo l’Asso-Consum, invece, «la De Cecco afferma di utilizzare i migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona, e questo non corrisponde assolutamente al vero, non solo perché l’azienda De Cecco ha acquistato e stoccato nei propri magazzini grano di origine francese, ma perché ne utilizza anche di provenienti da altri paesi mai menzionati, in misura assolutamente rilevante». Gli indagati sono difesi dagli avvocati Marco Femminella, Marco Spagnuolo e Pierluigi De Nardis, mentre l’associazione di consumatori è rappresentata dall’avvocato Miriam Chianese.
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