Genitori uccisi: «Ergastolo per il figlio»

Il pm Medori chiede il carcere a vita per Marco Del Vecchio con i primi tre anni da scontare in isolamento. Sentenza il 25

VASTO. Il carcere a vita. Ergastolo con i primi tre anni di scontare in isolamento. È la pena richiesta ieri pomeriggio dal pm, Enrica Medori, per Marco Del Vecchio, 39 anni, l’uomo accusato di avere ucciso entrambi i genitori, Adele Tumini, 68 anni, e Emilio Del Vecchio, 77 anni, con 115 coltellate. La richiesta è arrivata al termine di una minuziosa e analitica requisitoria che ha raccontato la brutalità del gesto compiuto con l’aggravante di avere infierito su due persone indifese. La difesa rappresentata dall’avvocato Raffaele Giacomucci ha invocato le attenuanti, un supplemento di perizia e il minimo della pena. D’accordo con il pm la parte civile, rappresentata dall’avvocato Gianni Menna che comunque annuncia ulteriori repliche fra due settimane. Il processo, celebrato a porte chiuse con il rito abbreviato, è stato aggiornato al 25 febbraio.

L’udienza. La lunga maratona a porte chiuse nell’aula del tribunale di Vasto è cominciata ieri mattina pochi minuti prima di mezzogiorno con l’arrivo a Vasto dell’imputato dal carcere Cutugno di Torino. Assorto e con lo sguardo perso nel vuoto, Del Vecchio è entrato in aula scortato dagli agenti. La prima sorpresa per gli avvocati è arrivata quando il giudice Anna Rosa Capuozzo ha deciso di approfondire l’istruttoria. Fino alle 15 il giudice ha ascoltato ancora la sorella della imputato, Nicoletta. Fu lei il 17 novembre 2012 a fare la tragica scoperta del duplice omicidio. Poi il giudice ha ascoltato i carabinieri e gli agenti di pg che fecero il sopralluogo. A seguire è iniziata la discussione. La richiesta del pm è stata una doccia fredda per l’imputato che continua a dichiararsi innocente.

L’arresto. Adele Tumini ed Emilio Del Vecchio sarebbero stati uccisi al culmine dell’ennesima discussione con il figlio. Probabilmente per un rifiuto. È stato questo, da subito, il sospetto dei carabinieri di Vasto che poche ore dopo il delitto hanno rintracciato e fermato Marco. Un sospetto accresciuto dallo stato di agitazione in cui si trovava l’uomo e che non è mai venuto meno nonostante l’accusato abbia sempre negato. La ricostruzione della dinamica del duplice omicidio, la pulizia maniacale dell’assassino che ha eliminato ogni traccia di sangue dall’appartamento di via Anghella e il nascondiglio dei due corpi straziati hanno convinto gli investigatori che a uccidere Adele ed Emilio non poteva essere stato che il figlio, finito pochi mesi prima per l’ennesima volta nel tunnel della droga.

Le perizie. Non è stato semplice per i periti incaricati di esaminare la personalità del giovane riuscire a ricostruire un quadro esatto della sua personalità. Sono state necessarie due perizie. L’ultima, eseguita dal professore Felice Carabellese, docente dell’Università di Bari, è stata chiara: Marco Del Vecchio è stato dichiarato capace dìintendere e volere e in grado di sostenere perfettamente un processo. Il 18 febbraio c’è stata la prima udienza nel corso della quale i periti hanno spiegato al giudice l’origine e le motivazioni delle loro conclusioni. Ieri mattina, quando poco dopo mezzogiorno, è iniziata la seconda udienza, il giudice Capuozzo ha tuttavia disposto un approfondimento dell’istruttoria per eliminare ogni dubbio sulla vicenda.

Il 25 febbraio. Salvo colpi di scena quel giorno uscirà la sentenza. La parte civile, rappresentata dall’avvocato Giani Menna, si limita a un breve commento: «faremo degli approfondimenti il 25 febbraio», ha detto l’avvocato. Anche la difesa, all’uscita dall’aula, ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Un atteggiamento comprensibile. Il duplice omicidio di Adele ed Emilio Del Vecchio ha sconvolto l’opinione pubblica vastese. La storia è triste e delicatissima. Marco Del Vecchio aspetterà la sentenza il 25 febbraio a Torino, dove è stato riportato ieri sera subito dopo l’udienza.

Paola Calvano

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