Gli ex Honeywell: due anni senza lavoro 

La trattativa per la cessione a Baomarc è ferma, i licenziati manifestano davanti ai cancelli chiusi: abbandonati dalla politica 

ATESSA. Giovanni, Marco, Pietro, Giuseppe. Sono i papà e gli uomini della ex Honeywell, il volto coperto per le misure anti Covid e la disperazione nel cuore. Una delegazione di una sessantina di ex dipendenti, in rappresentanza di oltre 80 lavoratori, è scesa ieri in Val di Sangro per una manifestazione pacifica davanti ai cancelli chiusi, ormai da più di due anni, dell’ex stabilimento dei turbocompressori. Non hanno tessere di partito né sindacali. Hanno assistito alla lenta morte di una fabbrica di eccellenza del tessuto automotive abruzzese con lo stupore e l’angoscia di chi, dall’oggi al domani, si ritrova con niente in mano solo perché una multinazionale ha deciso che è più conveniente andare a produrre in Slovacchia. Hanno fatto picchetti, notti all’addiaccio, proteste davanti ai cancelli per settimane, mesi. Hanno visto passare politici, fasce tricolore, sindacati, salutato e applaudito l’ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio (oggi ministro degli Esteri). Hanno affidato le loro speranze all’ex segretario Pd, Matteo Renzi, e discusso la vertenza con l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Ma mentre la politica cambia muta, si succedono i presidenti della Regione Abruzzo, nascono e muoiono i partiti, Giovanni, Marco, Pietro, Giuseppe e tanti come loro sono ancora in attese di risposte. La riconversione, salutata come un miracolo tutto abruzzese che avrebbe visto l’arrivo di una multinazionale in salute e in espansione, la Baomarc, prendere il posto della Honeywell, è stata lunga e dolorosa. Acciaio al posto dei turbo con 22 milioni di euro di investimento e il reintegro di 162 dipendenti ex Honeywell sui 330 espulsi per sempre dal mercato del lavoro. E proprio mentre si era a un passo dall’acciuffare il sogno di un nuovo posto di lavoro a tempo indeterminato e alle stesse condizioni economiche, molto buone, della Honeywell (secondo l’accordo stipulato al Mise l’11 dicembre 2019), ecco il Covid a scombinare tutto. La Baomarc ha annunciato che il piano di reindustrializzazione slitta di sei mesi. Ma per i padri di famiglia e lavoratori ex Honeywell il dramma non si è mai concluso: hanno una media di età di 50 anni, lavoravano da 30 anni nella fabbrica-modello, molti sono mono reddito, hanno preso la mobilità fino a qualche settimana fa, sostenuto la prova scritta per la riassunzione in Baomarc lo scorso gennaio e ora, in piena emergenza, non hanno più nulla in mano. «La politica ci ha abbandonato», dicono, «per quello abbiamo organizzato questa manifestazione senza bandiere né tessere sindacali. Siamo disperati e siamo pronti a scendere di nuovo in piazza, coinvolgendo anche più persone. Vogliamo risposte, le attendiamo da due anni».