il sito inquinato»via al piano di sicurezza

CHIETI. Il cantiere per la bonifica degli ultimi tre lotti dell’ex Burgo, in via Piaggio, sarà una «zona ad alto rischio». E per questo lo scavo del terreno inquinato – nero a causa della presenza di...

CHIETI. Il cantiere per la bonifica degli ultimi tre lotti dell’ex Burgo, in via Piaggio, sarà una «zona ad alto rischio». E per questo lo scavo del terreno inquinato – nero a causa della presenza di una concentrazione di amianto superiore 285mila volte rispetto al limite massimo – avverrà attraverso una scatola ermetica. Si chiama confinamento statico/dinamico la tecnica scelta per evitare che le polveri cancerogene finiscano dentro le case vicine durante la rimozione della terra. È pronto il progetto da 1,7 milioni di euro, redatto dal geologo Massimo Ranieri: per partire serve il via libera di un’altra conferenza dei servizi che, per l’emergenza coronavirus, si svolgerà senza riunione in Comune ma soltanto con l’esame dei documenti.
CONTO ALLA ROVESCIA. Il Comune, con il funzionario Giovanni Ghianni, ha dato un termine: chiudere il procedimento al massimo entro il 20 agosto. Ma se dall’Arta e dalla Asl arrivassero subito pareri positivi, potrebbero partire prima i lavori necessari ad anestetizzare la bomba ecologica.
EX DEPURATORE. L’area interessata si trova lungo via Piaggio e fino al 2011 ha ospitato un impianto di depurazione con tre vasche. Poi, con i primi interventi di bonifica del sito, il depuratore è stato rimosso. In seguito, «è stata riscontrata la presenza di materiale di riporto di colore scuro posto ad una quota di circa 0,80 metri dal piano campagna attuale e per uno spessore variabile da 0,40 a 1,20 metri circa. I risultati analitici», dicono le 41 pagine del progetto, «hanno evidenziato la presenza di amianto con concentrazioni variabili tra 130.000 mg/kg e 522.000 mg/kg». Ci sono volute 4 conferenze di servizi per decidere un metodo di bonifica che azzerasse il pericolo di dispersione delle fibre di amianto: il confinamento statico/dinamico, «al fine di ridurre i rischi connessi a eventuali dispersioni di fibre di amianto nell’ambiente esterno, tenendo in dovuta considerazione il fatto che l’area oggetto dei lavori è posta in prossimità di edifici abitata». A chiedere un intervento speciale e non la normale rimozione del terreno sporco con una ruspa sono stati i residenti con il comitato Villa Blocc e l’associazione Insieme per via Penne e Augusto De Sanctis, attivista del Forum H2o.
COME SI FARÀ. Sui 2.400 metri quadrati dei lotti inquinati si lavorerà per fasi creando un effetto capsula di sicurezza «mediante l’installazione di una tendostruttura che sarà coadiuvata dalla contemporanea installazione di unità di decontaminazione del personale e dei materiali, nonché da estrattori d’aria». Una zona isolata rispetto all’esterno: «Sarà realizzato un ambiente unico di lavoro (confinamento statico), isolato rispetto all’esterno, mediante l’installazione di una tendostruttura dalle dimensioni in pianta pari a 60 metri lineari per 40, altezza sui laterali di 4 metri e centrale 11 metri». Regole di sicurezza, poi, saranno in vigore con un «sistema di decontaminazione» per il personale in servizio e per il materiale da lavoro.
VIA IL TERRENO. La rimozione del terreno contaminato – tra 40 centimetri e un metro e 20, oltre ad «almeno altri 20 centimetri di terreno sottostante» – sarà eseguita con nebulizzazione di acqua additivata: si scaverà bagnando il terreno con getti d’acqua per evitare la formazione delle polveri d’amianto. A seguire, il progetto prevede analisi sul terreno per confermare l’assenza di amianto dopo la bonifica.