La Regione “riapre” la discarica

Via libera all’utilizzo dell’impianto mobile di Cerratina: previsti risparmi per 53 comuni-soci

LANCIANO. La Regione ha dato il nulla osta per la riapertura dell’impianto mobile di Cerratina: entro fine mese i rifiuti indifferenziati di 53 comuni del Frentano potranno tornare ad essere lavorati nella discarica comprensoriale invece che essere trasportati e lavorati nell’impianto privato di Casoni a Chieti, di proprietà della famiglia Di Zio. Termina così un’odissea di oltre un anno di costi in eccesso e di trasporti di pattume che i comuni frentani hanno dovuto sobbarcarsi e scaricare di conseguenza sulle tasse dei cittadini. La riapertura dell’impianto frentano è stata una conquista della società Ecolan spa che da ottobre ha incalzato gli uffici regionali del settore ambiente e rifiuti per riattivare l’impianto. La struttura, in via ampliamento e di manutenzione dopo tanti mesi di inattività, consente ai comuni di stabilizzare e separare il pattume indifferenziato in secco e umido. Si calcola già che i costi per i comuni verranno abbattuti per un importo che va dai 20 ai 25 euro a tonnellata.

L’antefatto. Alla fine di dicembre 2012 l’impianto Aciam di Avezzano si è reso indisponibile a trattare la parte organica dei rifiuti provenienti da Cerratina che per legge deve essere biostabilizzata prima di essere depositata nella discarica frentana. La Regione ha imposto quindi anche la chiusura dell’impianto mobile di trattamento di Cerratina. Negli uffici dei 53 comuni-soci della Ecolan sono arrivate le comunicazioni via fax da firmare entro poche ore per sottoscrivere un nuovo contratto con un altro impianto di biostabilizzazione, la Deco di Chieti, di proprietà della famiglia Di Zio, l’unico che ha dato disponibilità a trattare i rifiuti in Regione. Non c’erano alternative. O si accettavano le condizioni e i costi maggiori dell’unico impianto disponibile in regione oppure, nel giro di poche ore, ci si sarebbe trovati con i rifiuti per strada. Dagli inizi di gennaio 2013 i comuni hanno dovuto quindi sottoscrivere un nuovo contratto. Ma i sindaci, sia di centrodestra e sia di centrosinistra, sono insorti. Della situazione è stato informato anche il prefetto. Il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, all’epoca parlò di “contratto-capestro”.

I costi in più. Ad essere maggiormente penalizzati dalla chiusura dell’impianto mobile di Cerratina sono stati soprattutto i piccoli comuni che già sostenevano costi alti per la raccolta differenziata. In una conferenza dei sindaci del Pdl di gennaio 2013 fu fatto notare come le spese per lo smaltimento del pattume fossero aumentate da circa 100 euro a tonnellata a 140 euro più 15 euro per il trasporto: una batosta che si è poi dovuta abbattere sulle tasse dei contribuenti.

Il caso Lanciano. Emblematico il debito fuori bilancio del comune di Lanciano: circa 800mila euro di spese impreviste. «Quella scelta ci ha fortemente penalizzati», interviene il sindaco Pupillo, «fu effettuata in emergenza e in modo del tutto estemporaneo senza che i comuni avessero altra alternativa. Abbiamo avuto danni economici non indifferenti e questo a causa del fatto che la Regione non ha saputo gestire la situazione e non ha mai avviato un serio piano di smaltimento dei rifiuti. La Regione dovrebbe agire per prevenire le emergenze, non per crearle».

Daria De Laurentiis

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