Le origini di Chieti tra mito e leggenda: «Città storica»

20 Settembre 2018

CHIETI. “Teate, il Mito. Le origini della leggenda”. È il tema del convegno svoltosi in Provincia con archeologi, studiosi e cultori di storia locale che hanno provato a tracciare un quadro sulle...

CHIETI. “Teate, il Mito. Le origini della leggenda”. È il tema del convegno svoltosi in Provincia con archeologi, studiosi e cultori di storia locale che hanno provato a tracciare un quadro sulle origini della città, sospese, appunto, tra storia e mito. L’iniziativa, nata da un’idea del giornalista Oscar D’Angelo e condivisa dal sindaco dimissionario Umberto Di Primio, ha inteso in ogni caso celebrare proprio il mito delle origini della città che, secondo la tesi di Girolamo Nicolino, pubblicata nel 1657 nel suo “Historia della città di Chieti”, risalirebbero al 1181 a.C.. A moderare l’incontro il giornalista Stanislao Liberatore, dopo l’introduzione dello stesso D’Angelo, gli interventi dell’archeologa Adele Campanelli, direttore del parco archeologico dei Campi flegrei, del docente Carmine Catenacci, direttore del dipartimento di Lettere, della d’Annunzio”, dello scrittore Raffaele Bigi e del cultore di storia teatina Giustino Angeloni. Sulle probabili origini greche e sullo stesso nome della città si è soffermato con attenzione D’Angelo sottolineando il significato di «luogo da guardare e dal quale guardare i monti austeri e il fiume lucente». È toccato poi a Giustino Angeloni, in maniera appassionata e colorita, ripercorrere la leggenda legata al simbolo dell’Achille a cavallo di cui si ha testimonianza nel 1571: «Achille fondatore della città, una leggenda che si è allungata attraversando la storia, la nostra storia che è comunque sempre bello ripercorrere con orgoglio e fierezza». «Non c’è nulla di male a parlare di mito anche se, allo stato attuale, non esistono prove sulla origine greca della città perché il mito esiste fin quando non si trasforma», ha detto Catenacci ricordando altresì come «i fatti del mito non avvennero mai ma sono sempre».
Su Chieti realtà visibile, sia per essere guardata da valle, sia come splendida terrazza, ha insistito Bigi osservando come la città «sembra nascondere la propria storia per poi svelarla pian piano». Le conclusioni affidate alla Campanelli: «Non bisogna necessariamente porre in conflitto mito e storia ma Chieti, in ogni caso, mantiene davvero intatto il valore della sua splendida ubicazione con tutto il proprio significativo patrimonio archeologico e culturale». Nel corso dell’incontro è stata anche mostrata una lapide in pietra che verrà apposta sulla facciata di Palazzo d’Achille al termine dei lavori.