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Malati di demenza e Alzheimer Progetto di aiuto alle famiglie 

LANCIANO. Aiutare i pazienti con demenza senile e Alzheimer, ma soprattutto i loro familiari. È con questo obiettivo che nasce il progetto “A mano a mano” della onlus Social Frentano Sangro, nata...

LANCIANO. Aiutare i pazienti con demenza senile e Alzheimer, ma soprattutto i loro familiari. È con questo obiettivo che nasce il progetto “A mano a mano” della onlus Social Frentano Sangro, nata nel 2011 e che si occupa di sociale e famiglia. «Abbiamo sviluppato questo progetto», spiega Luigi Lauria, coordinatore dell’associazione, «perché abbiamo notato che qui non c’è sostegno per quanti sono affetti da demenza e da Alzheimer e soprattutto per le loro famiglie. Queste quasi sempre si ritrovano da sole e non sanno come affrontare la malattia e rapportarsi con il paziente che spesso riceve diagnosi di Alzheimer dopo 4-5 anni dai primi sintomi. È una malattia in crescita in Italia e in città, ma ancora poco conosciuta». Il progetto messo a punto da Libera Liana Diana, psicologa e psicoterapeuta, vuole appunto incrementare le conoscenze sugli aspetti medici e psicologici della malattia ma anche aumentare le competenze gestionali di chi aiuta questi pazienti. «In Italia ci sono 600.000 persone colpite da demenza e Alzheimer», dice Diana, «patologie che hanno anche un forte impatto emotivo sui familiari e coloro che assistono i malati. Non è facile stare vicino a chi dimentica il proprio nome e accettare i cambiamenti nella propria vita. Il progetto è diviso in tre fasi. Nella prima ci saranno incontri informativi, a cominciare dal 23 giugno alle 16,30 nella sede della onlus. Nella seconda gli incontri con esperti saranno più specifici: si illustreranno, ad esempio, le caratteristiche dell’invecchiamento, le peculiarità cognitive, emotive e comportamentali della persona con demenza. La terza fase è operativa: si costituiranno i gruppi di mutuo aiuto, basati sull’idea dello scambio di sostegno tra famiglie che vivono stesse situazioni e stessi disagi, incontri individuali di sostegno psicologico, e sessioni di stimolazione cognitiva per i pazienti, ossia esercizi volti a mantenere le abilità residue e a stimolare quelle carenti». (t.d.r.)
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