Padre e figlia truffati dei risparmi Spariti 27mila euro: due a processo 

Le vittime si affidano a un ex vicino di casa e gli consegnano i soldi per fare investimenti finanziari Le rassicurazioni dei falsi promotori: «Facciamo la bella vita e viaggi di lusso: con noi si guadagna»

CHIETI. Hanno visto sparire 27mila euro di risparmi. Quando si sono resi conto che gli investimenti finanziari erano inesistenti, ogni tentativo di tornare in possesso dei soldi è andato a vuoto. Una donna di 52 anni e il padre di 88 sono le vittime di quella che, secondo le indagini della procura di Chieti, è una truffa architettata dal teatino F.Z. (38) e dal pescarese A.R. (48). Per entrambi, come disposto nel decreto di citazione a giudizio firmato dal pm Giuseppe Falasca, il processo comincerà il prossimo 25 gennaio.
L’INCONTRO. Tutto comincia, in base alla denuncia presentata dalla donna, nel novembre del 2018, quando lei decide di ristrutturare la sua abitazione, anche per renderla più accessibile al padre anziano, e si reca in un negozio di materiale edile. Qui incontra F.Z., suo ex vicino di casa, che si presenta come manager di una società collegata all’attività commerciale. Nei giorni successivi la 52enne torna più volte nello showroom per scegliere i materiali necessari alla ristrutturazione. Ingenuamente, la donna racconta di essere intenzionata a investire alcune somme di denaro. Così F.Z. si propone di aiutarla. «Insieme faremo grandi affari», le dice, «ma bisogna diversificare gli investimenti, spaziando dall’acquisto di appartamenti in Italia e all’estero fino al mercato finanziario». In questo contesto, stando sempre alla denuncia delle vittime, il 38enne racconta che, grazie al suo lavoro, da anni acquista e rivende immobili. Non solo: è proprietario di tre appartamenti nella zona universitaria di Pescara e da tempo tramite A.R., un amico intermediario finanziario professionista, investe denaro nell’acquisto di titoli in borsa. Operazioni che, a suo dire, gli hanno permesso di guadagnare molto, di vivere in una grande villa di Montesilvano e di viaggiare spesso in luoghi esclusivi.
LA TRAPPOLA. È il 6 dicembre del 2018 quando F.Z. contatta la donna telefonicamente per invitarla a investire 4mila euro in un titolo denominato “future mib” che le avrebbe fruttato cinque volte la somma spesa. Considerando il forte guadagno previsto, la circostanza che il capitale investito sia garantito e che l’operazione è seguita da «un intermediario finanziario professionista», la donna si convince a fare l’investimento e comunica la sua decisione all’ex vicino di casa. Quest’ultimo, prospettando tempi stretti per definire l’operazione, si offre di anticipare i 4mila euro. Il giorno successivo, lei lo raggiunge in negozio e gli consegna 2mila euro in contati e altri 2mila tramite assegno bancario firmato dal padre. All’indomani, sempre all’interno dell’attività commerciale, alla donna viene presentato anche il sedicente promotore finanziario. «Ti farò investire in operazioni molto vantaggiose», assicura A.R., «guadagnerai anche il quadruplo o il quintuplo dei soldi versati all’inizio». A dimostrazione della sua abilità, il promotore racconta di condurre una vita particolarmente agiata e di aver potuto acquistare diversi cavalli. Fatto sta che, da dicembre del 2018 a marzo del 2019, la vittima consegna ad A.R. 23mila euro tra contanti e assegni per l’acquisto di non meglio precisati prodotti finanziari sulla piattaforma “dbar”.
LE RASSICURAZIONI. In ogni occasione – denuncia la donna – quell’uomo le ribadisce che si tratta di operazioni irripetibili, ma che devono essere fatte con estrema urgenza considerando l’elevato numero di richieste in attesa. A marzo la donna chiede informazioni sugli investimenti fatti, ma entrambi gli imputati la rassicurano, sostenendo che le somme investite fino a quel momento le hanno procurato un utile di 19.500 euro e che la somma le sarebbe stata inviata tramite bonifico. Dopo ulteriori «artifici e raggiri», la 52enne capisce di essere stata truffata e, assistita dall’avvocato Marco Ciccocioppo, presenta la denuncia. Il resto è storia recente: gli accertamenti dei carabinieri, la conclusione delle indagini, la citazione a giudizio davanti al tribunale di Chieti.
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