Parco fluviale, scoperti rifiuti sottoterra 

Il giardino abbandonato è una bomba ecologica, l’Arta: sostanze tossiche notevolmente oltre i limiti, la bonifica è urgente

CHIETI. Tre scavi nel parco fluviale e per tre volte è stata scoperta «la presenza di rifiuti interrati»: «Resti plastici, tessuto non tessuto, riporto, tubi di gomma, resti di legname in decomposizione», questi i rifiuti nascosti sottoterra a un passo dal fiume Pescara e dal Sir di Chieti Scalo (Sito di interesse regionale per l’inquinamento). E poi sono stati accertati «superamenti» dei valori limite di idrocarburi nel terreno e di manganese nell’acqua di falda. L’Arta parla di «superamenti notevolmente superiori ai limiti tabellari» anche per alluminio e ferro. E ancora sono stati trovati valori fuori controllo di cloruro di vinile, 1.1 dicloroetilene e 1.2 dicloropropano nelle acque sotterranee a valle del sito.
GIARDINO MAI NATO. Il parco fluviale avrebbe dovuto diventare il giardino di Chieti per i pic-nic delle famiglie sulle sponde del fiume: una pista ciclabile, piazzole di sosta, un’area per gli spettacoli. Invece, il parco fluviale è un sogno abbandonato con il cancello spalancato sul degrado: «L’area è da considerarsi potenzialmente contaminata», recita il verbale dell’ultima conferenza dei servizi dedicata a 11 siti avvelenati di Chieti Scalo. Il documento avverte che la bonifica è urgente ma, ancora prima, è indispensabile capire cosa c’è sottoterra: «Risulta necessario che il proprietario si attivi per l’esecuzione delle indagini di caratterizzazione ambientale». E non c’è più tempo da perdere perché l’inquinamento non si ferma: «L’Arta precisa che vi è un trend in crescita». Entro 6 mesi, secondo l’Arta, devono essere pronti i progetti per avviare i lavori e rimuovere i rifiuti interrati.
IL PIANO CHE NON C’È. Il verbale della riunione, guidata dal funzionario comunale Gianni Ghianni, mette in luce i nodi irrisolti di un sito abbandonato: «Il Comune ha invitato la ditta proprietaria del sito ad attivarsi per la presentazione di un piano di caratterizzazione ambientale nel termine di 30 giorni con avvertenza che, in mancanza, il Comune o la Regione daranno corso all'intervento d’ufficio». Il documento, però, ammette: «A tutt’oggi non è pervenuto al Comune alcun piano da parte della ditta proprietaria». Dal verbale emerge anche un altro dettaglio: «La ditta Sile costruzioni srl ha in corso all’ufficio patrimonio del Comune separata procedura per il trasferimento dell’area e la monetizzazione del corrispettivo delle opere di ripristino del parco fluviale non realizzate dalla Sirecc e oggetto di specifica convenzione».
I SITI A RISCHIO. Gli 11 siti a rischio, oltre al parco fluviale della Sile (ditta costruttrice del centro commerciale Megalò), sono: area Aca spa, area Dragaggio del ponte di G. Pagnini & C., ex Ecotrans del Consorzio industriale, Seab srl ora Fin Bell, area di A.D.M., A.S., P.S. e Tosto srl; gli altri siti riguardano le zone confinanti e l’area adiacente sito Laghetti della Colabeton spa. Ma perché, nei decenni precedenti, i rifiuti sono finiti sottoterra? È una domanda che finora resta senza risposta. Durante la seduta, Luigi Pagni, in rappresentanza della Dragaggi del ponte, ha chiesto le carte «per verificare la gestione dello smaltimento rifiuti solidi urbani nel periodo 1978/1983 nel Comune di Chieti».
APPELLO ALL’ARAP. La Regione ha delegato all’Arap il compito della bonifica. Ora la conferenza dei servizi si appella alla Regione «per sollecitare il soggetto attuatore alla realizzazione, nel più breve tempo possibile, di interventi sulla falda volti a contenere la diffusione della contaminazione verso le aree a valle (sia private che pubbliche)».
LITE COMUNE-PROVINCIA. Il verbale rivela anche uno scontro tra Comune e Provincia: via lettera, la Provincia ha chiesto chiarimenti sulle procedure al Comune ma, dice il verbale, «il Comune, in altre circostanze, ha già dato riscontro e non si può non rilevare che nella stessa missiva si fa riferimento a precedenti note datate senza allegarne copia, appesantendo il compito degli uffici riceventi nell'istruttoria degli atti». Il documento prosegue: «Per eventuali ordinanze emesse dal Comune, queste sono state indicate in vari atti e provvedimenti da sempre ritualmente trasmessi anche alla Provincia e, per i siti in oggetto, indicate nell’atto di convocazione».