Punta Penna nel degrado: serpenti, topi e zecche

I residenti: «Nessuno tutela la salute di chi abita in undici palazzine della zona Eppure qui ci sono porto, Circomare, faro, reperti storici e Punta Aderci»

VASTO. Serpenti e topi tra la vegetazione incolta, cani randagi che aggrediscono motociclisti e ciclisti, parco giochi in abbandono, il faro e la strada che porta alla caserma dell’Ufficio circondariale marittimo avvolti da una giungla di erbacce e pattume. Il quartiere di Punta Penna, uno dei promontori più belli della costa, è soffocato dal degrado. I residenti non accettano l’abbandono del villaggio ai piedi del faro e annunciano un esposto in Procura.

«Non è la prima volta che segnaliamo l’abbandono del quartiere e i rischi che vivono quotidianamente i residenti. I nostri appelli sono stati ignorati», spiega Luigi Satalino a nome anche degli altri residenti. «Nessuno degli enti incaricati di tutelare la nostra salute e rendere vivibile questo quartiere ha mosso un dito. Anzi le cose sono peggiorate nel totale disinteresse. Centinaia i turisti che vengono ad ammirare il faro, il secondo in Italia per altezza dopo la Lanterna di Genova, e rimangono sconcertati da quello che trovano attorno», protesta Satalino.

L’uomo non riesce a nascondere la rabbia, ma anche l’amore per uno degli angoli del Vastese tanto bello e dimenticato. «Punta Penna non esiste nè per il Comune, nè per la Provincia, tanto meno per l’Ater. Si ricordano di noi solo in periodi elettorali. Intanto la vegetazione cresce indisturbata: siepi e rovi sono diventati il rifugio di serpenti e ratti. I bambini non hanno più un’area per giocare e la domenica se non hai l’auto propria non puoi andare da nessuna parte perché è stato soppresso anche il servizio di trasporto urbano. Senza contare i randagi che spuntano fuori all’improvviso dagli arbusti. E pensare», riflette malinconicamente Satalino, «che questa è un’area archeologica che custodisce tesori d’epoca romana. Riportando in superficie tutti i reperti che giacciono sepolti sotto uno strato di terra dietro la chiesa di Penna Luce, questo promontorio potrebbe divenire un’importante area museale. Un luogo ricchissimo, pieno di visitatori, affacciato sul porto e sulla Riserva di Punta Aderci. Invece è l’emblema dell’abbandono.

Le famiglie del villaggio con 11 fabbricati si aiutano a vicenda. Le palazzine Ater sono senza ascensore e i residenti più giovani a turno portano in braccio gli anziani. La presenza di zecche li ha obbligati a comprare prodotti costosi per sopperire alla mancata disinfestazione. La rabbia e la ribellione stanno prendendo il posto del disappunto. Nel quartiere è partita una raccolta di firme che sarà inviata alla magistratura. «Non siamo solo noi ad avere doveri. Anzi noi abbiamo dei diritti che vengono ignorati. È a rischio la nostra salute e questo non possiamo permetterlo», affermano gli abitanti di Punta Penna.

Paola Calvano

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