Rapino, lavoro in cambio di voti: sindaco e assessore a processo 

Rocco Micucci e Marina Salvatore finiscono sotto accusa dopo la denuncia fatta da una casalinga Primo cittadino nei guai anche per una foto scattata nella cabina elettorale e inviata a un candidato

CHIETI. Hanno promesso lavoro in cambio di voti. È l’accusa con la quale il sindaco di Rapino, Rocco Micucci, 57 anni, e l’assessore Marina Salvatore, 28 anni, sono finiti sotto processo dopo la denuncia presentata da una casalinga: rischiano una condanna da sei mesi a tre anni di reclusione per corruzione elettorale. A firmare il decreto di citazione a giudizio è stato il sostituto procuratore Marika Ponziani, che ha coordinato le indagini dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Chieti, al comando della tenente Maria Di Lena. Micucci deve rispondere anche della violazione della legge che tutela la segretezza del voto, perché il giorno delle elezioni – sempre in base all’accusa – ha introdotto nella cabina uno smartphone e ha fotografato la scheda dopo aver espresso la sua preferenza, inviando l’immagine a uno dei candidati poi eletto consigliere comunale. La prima udienza è in programma il prossimo 3 dicembre. Entrambi gli imputati, difesi dall’avvocato Manuel De Monte, respingono con forza gli addebiti.
LA DENUNCIA L’inchiesta è partita dopo una denuncia presentata in caserma il 22 maggio del 2019, ovvero quattro giorni prima delle elezioni comunali, da una casalinga di 55 anni, assistita dall’avvocato Marco Femminella. «Sono stata avvicinata da due donne», ha raccontato, «delle quali non conosco il cognome, di nome Marina e Marilena, candidate a supporto dell’attuale sindaco Rocco Micucci. Dapprima mi hanno contattata con un messaggio da me ricevuto il 16 maggio tramite Whatsapp, in cui Marilena mi chiedeva: “Volevo dirti se va bene se passo con Marina domani pomeriggio verso le 16.30?”. Il giorno seguente io le ho risposto: “Appena stai per venire fammi sapere”. Lei mi ha risposto “ok” e si sono presentate entrambe a casa mia alle ore 16.30 del 17 maggio».
IL PRIMO INCONTRO La denunciante ripercorre così quell’incontro: «Le due donne, inizialmente molto cordiali, mi fecero un discorso tranquillo, chiedendomi, qualora mi avesse fatto piacere, il voto da parte mia e da parte del mio compagno. Io, vista l’amicizia che ci lega, ho accettato di buon grado e ho promesso che entrambi avremmo votato per loro. Le due donne si sono mostrate molto empatiche, conoscendo la situazione di disoccupazione del mio compagno: come in tutti i discorsi elettorali, si prodigavano dicendo che con loro e Rocco Micucci le cose sarebbero migliorate. Hanno lasciato casa mia con la promessa che avremmo votato entrambi per loro». La 55enne riferisce di essere stata poi contattata anche su Messenger. «Nel messaggio c’era scritto: “Dimmi quando posso passare a casa. Ci sono importanti novità di cui ti devo parlare”. Ci accordammo per vederci a casa mia per le 15. Questa volta è venuta solo Marina all’appuntamento. Io, allertata dal fatto che in paese circolava la voce che la coalizione guidata da Micucci e le persone del suo entourage ricattassero gli elettori, pur non credendoci visto l’amicizia che ci lega, mi sono tutelata predisponendo il telefono in modalità registrazione».
LA REGISTRAZIONE A questo punto, la 55enne indica il contenuto del colloquio: «Marina ha iniziato dicendo che la situazione del mio compagno l’aveva presa notevolmente a cuore e che, dopo aver parlato con Rocco Micucci, lui in persona le aveva detto: “Il lavoro c’è…e non una borsa lavoro”, ma che voleva la certezza assoluta che noi avremmo dato il voto a lui. Aggiunse che avremmo dovuto fare una foto all’interno della cabina elettorale, sia io che il mio compagno, e inviarla il giorno seguente alle votazioni a lei. Secondo Marina, al massimo martedì il mio compagno avrebbe avuto un lavoro. Io le feci presente che avrei dovuto compiere un reato per assecondare lei e Rocco Micucci: Marina mi ha risposto che ne era a conoscenza, ma che la politica era così. Per congedare la donna, le dissi che avrei parlato con il mio compagno e poi le avrei fatto sapere».
IL RIFIUTO La 55enne aggiunge di aver inviato a Marina, il 19 maggio, un messaggio su Messenger: «Le dicevo che, dopo aver parlato con il mio compagno, avevamo deciso insieme che preferivamo stare senza lavoro piuttosto che andare contro la legge ed essere ricattati. La donna ha cercato di insistere scrivendo: “Ma quindi non posso contare su nessun voto?”. Io le ho risposto che, probabilmente, non saremmo andati a votare. Il 21 maggio Marina mi ha mandato un messaggio dicendo: “Fate come volete… Tanto l’altro giorno erano solo battute”». Nei giorni successivi alla denuncia, i carabinieri hanno sequestrato cellulari e altri dispositivi elettronici di Micucci e Salvatore. Quanto alla seconda donna indicata in denuncia come “Marilena”, tra i candidati della lista del sindaco non c’era nessuno con questo nome. Il resto è storia recente: il pm ha ritenuto fondate le accuse e mandato a processo sindaco e assessore.
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