Il condominio dove è avvenuto l'omicidio

TRAGEDIA DELL'AUTOSTRADA

Salvio conferma la presenza di Filippone e della polizia

Il medico che per primo ha prestato i soccorsi a Marina Angrilli ribadisce la versione dei fatti come si sono svolti domenica scorsa

CHIETI. «Ho chiesto al marito come si chiamava e mi ha detto il nome, Marina. E io la chiamavo: Marina Marina! Per vedere se dava qualche segnale importante, ma lo sguardo era sempre fisso in un'unica direzione». A tre giorni dalla drammatica caduta dal secondo piano di una palazzina di piazza Roccaraso, a Chieti Scalo, con la successiva morte in ospedale di Marina Angrilli, che l'autopsia ha delineato come omicidio, è ancora commosso Giuliano Salvio, il medico abitante nella palazzina che per primo ha soccorso la donna. Salvio conferma la versione dei fatti come si sono svolti domenica scorsa, intorno a mezzogiorno.

leggi anche: Ludovica, 10 anni e la madre Marina Angrilli insegnante allo Scientifico da Vinci di Pescara Oggi i funerali di Ludovica e la mamma, ieri pochi fiori all'addio a Filippone Il fratello della donna: "Credo che la vita di mio cognato sia stata profondamente segnata dalla malattia e poi dalla morte della madre"

«Sono arrivate due ambulanze del 118 insieme a una volante della polizia, e a questo punto mi sono disinteressato a lui (il marito di Marina Angrilli, Fausto Filippone ndr) ma continuava a vedere la signora e ad assistere ai soccorsi. Sono rimasto diversi minuti da solo con la signora e dopo aver assicurato l'intervento del 118 ho notato una persona. Non si è subito avvicinata. Pensavo fosse uno dei curiosi. Poi» ha proseguito Salvio parlando di Filippone, l'uomo che ha ucciso la figlia e si è suicidato dal viadotto della A14, gli ho chiesto se sapesse cosa fosse successo e lui mi ha risposto che era caduta dal secondo piano. Non sapevo che fosse il marito. Solo quando gli ho chiesto se conosceva la signora, lui mi ha risposto: è mia moglie. Io pensavo però alla signora che si agitava sempre di più che cercava addirittura di alzarsi e sanguinava sempre più vistosamente. Lui era distante e passeggiava nervosamente vicino al muro, farfugliava qualcosa ma non è che urlava o si disperava. Poi» prosegue Salvio «ha fatto una cosa molto strana. Mi ha chiamato, mi ha dettato un numero telefonico e mi ha detto: vado a prendere mia figlia. A me la cosa è sembrata strana, e io gli ho detto tu resti qui fino a quando non arriva il 118. Lui non mi ha risposto, è rimasto lì muovendosi nervosamente».