San Biagio, incuria e promesse vane

La storica porta ridotta alla stregua di una discarica e ignorata dalla politica

LANCIANO. Siringhe, bottiglie di birra, lattine e cartacce; la recinzione di plastica arancione, che delimita l’area soggetta allo smottamento, buttata a terra. Le scale, che dal parcheggio di via Per Frisa permettono di raggiungere piazza dei frentani, scomparse, inghiottite dalle erbacce. E’ la fotografia di porta San Biagio, l’unica rimasta delle 9 storiche porte della città, regno della sporcizia e dell’incuria.

Un’area abbandonata, in attesa che Regione e Comune avviino un progetto di recupero, redatto nel novembre dello scorso anno. E’ una lunga scia di rifiuti quella che si dipana dal parcheggio di via Per Frisa fin sotto Porta San Biagio. Una piccola discarica dove, accanto alle cartacce, alle bottiglie di birra, spesso rotte, alle buste dell’immondizia si trovano persino le siringhe, con i rispettivi involucri.

Immondizia che si accumula, giorno dopo giorno, accanto alla terra e ai mattoni che continuano a venir giù dall’antico muraglione oggetto dal 2005 di un costante e lento smottamento.
Uno squarcio ben noto alla Provincia che non aveva inserito, nel 2003, il consolidamento del muro tra i lavori nelle zone a rischio idrogeologico. Il continuo smottamento ha spinto però, la Provincia ad intervenire una volta chiusi tutti i cantieri delle frane e completato l’iter burocratico per avere a disposizione i soldi risparmiati da quei lavori.
Pattume, siringhe, frane e incuria: non manca nulla a San Biagio nonostante siamo di fronte a una delle vestigia più antiche della città.
La porta risale, infatti, al XII secolo ed è l’unica rimasta in piedi delle nove porte dalle quali si entrava a Lanciano.

Una specie di reliquia, imsomma, inserita negli itinerari turistici, anche se, a vederla ora, i turisti rimarrebero quantomeno esterefatti, e non dalla bellezza della porta o dalla maestosità delle mura. Eppure lo scorso anno l’amministrazione comunale era corsa ai ripari, dopo le proteste e le lamentele anche da parte dei residenti, che non dormono di certo tranquilli sapendo che poco lontano dalle loro case, o nel parcheggio in cui lasciano l’auto, ci sono i tossicodipendenti.
Il Comune aveva redatto il progetto Prustt (programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio) in base al quale non solo ripuliva l’antica porta, ma riqualificava l’area adiacente pavimentando alcuni vicoli - invasi dal guano dei piccioni - e il passaggio pedonale che dalla porta conduce al parcheggio di via Per Frisa.

Ma, l’opera doveva essere finanziata con fondi regionali, che non sono arrivati.
«Il Comune non ha abbandonato l’area», afferma l’assessore all’urbanistica Marco Di Domenico (Pdl). «Il progetto di riqualificazione è stato inserito nel piano triennale delle opere pubbliche e deve essere finanziato per 75mila euro dal Comune e per 250mila euro dalla Regione».
Ma basterebbero un maggiore senso civico da parte dei cittadini, un cestino per i rifiuti e il lavoro degli operai del Comune per ripulire l’area e ridarle il decoro che le spetta.