Il carcere di Vasto e in alto Sabatino Trotta

VASTO

Suicidio psichiatra, il direttore del carcere chiede il giudizio abbreviato

I familiari di Trotta presentano la riserva di costituzione di parte civile, rinvio al 21 settembre

VASTO. Il direttore del carcere di Vasto e coordinatore dello staff multidisciplinare di accoglienza e sostegno, Giuseppina Ruggero, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato nell'ambito dell'inchiesta sul suicidio in cella dello psichiatra-dirigente medico dell'Asl di Pescara, Sabatino Trotta. La richiesta è stata avanzata dagli avvocati Massimo Solari e Massimo Zambelli, e che molto prababilmnte  sarà discussa il 21 settembre.

A quella data è stata infatti stata rinviata l'udienza dinanzi al giudice dell'udienza preliminare (Gup) del Tribunale di Vasto, Fabrizio Pasquale, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio a carico sia del direttore del carcere sia dell'assistente capo coordinatore in servizio nella Polizia penitenziaria e addetto alla sorveglianza dei detenuti, Antonio Caiazza.

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 L'udienza di oggi è stata rinviata accogliendo la richiesta di legittimo impedimento presentata dal difensore di Caiazza, l'avvocato Maria Concetta Berarducci. Sempre nell'udienza di oggi c'è stata riserva di costituzione di parte civile dei familiari di Trotta. Ad entrambi gli imputati viene contestato nella richiesta di rinvio a giudizio formulata dall'ex procuratore capo Giampiero Di Florio, l'omicidio colposo e la violazione dell'articolo 40 del codice penale «cagionava o comunque non impediva il decesso di Sabatino Trotta» e di norme in materia di prevenzione di suicidi oltre che di sorveglianza dei detenuti nella sezione in cui si trovava Trotta, il quale si impiccò con il lacciò dei pantaloni della tuta legandolo al gancio di apertura della finestra. E vengono contestate sia colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, sia la colpa specifica consistita nella violazione delle norme che disciplinano l'accoglienza e il sostegno dei detenuti negli istituti penitenziari nel caso della Ruggero, e per Caiazza nella violazione delle norme che disciplinano le mansioni degli addetti alla sorveglianza dei detenuti e l'accoglienza e sostegno ai detenuti nuovi giunti negli istituti penitenziari.