Supercar, yacht e fiumi di soldi: imprenditore nei guai a Chieti

La Finanza svela le indagini su Luciano Bellia, la socia russa e altri quattro indagati: sequestri per sei milioni di euro

CHIETI. Movimenti di denaro per oltre 6 milioni di euro, provenienti dalle isole Vergini Britanniche, (a regime fiscale privilegiato) che arrivavano nei conti di una società di Chieti Scalo, con causali generiche e prive di riscontri contabili. I conti venivano quindi prosciugati dal titolare della ditta e utilizzati per fini diversi dall’attività dell’impresa. Le indagini della Guardia di Finanza, coordinata dalla sostituto procuratore Marika Ponziani, sui vorticosi movimenti di denaro, sono chiuse. Indagati sono Luciano Bellia, noto imprenditore della Sidermetallica dello Scalo, una stretta collaboratrice, Irina Sedova, la moglie e altri tre imprenditori teatini. Gli ultimi quattro sono considerate dagli investigatori come “teste di paglia” di questo intricato movimento finanziario. Le imputazioni, frutto di indagini lunghe e complesse, condotte dalle Fiamme gialle anche con rogatorie presso le autorità giudiziarie dell’isola di Malta e russe, e con la collaborazione della terza divisione dell’Interpol (del servizio della cooperazione internazionale di polizia) sono pesanti: riciclaggio, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, ricettazione e emissione di fatture per operazioni inesistenti con distrazione di somme di circa 3 milioni di euro.

Le indagini partono da lontano e prendono il via in seguito ad alcune segnalazioni di operazioni bancarie sospette. Conoscono il momento centrale nello scorso novembre quando dalla procura vengono sequestrati preventivamente per un valore di 6 milioni di euro, le sedi dello Scalo e di Cepagatti di Sidermetallica, l’azienda di Bellia che tratta rifiuti ferrosi, 9 immobili, 3 autovetture di grossa cilindrata tra cui una Lamborghini Miura, (che però oggi risulta sparita nel nulla) e un’Audi, uno yacht marca Kubang 57 preso in leasing e già restituito dalla società di leasing.

In quel frangente la procura chiese e ottenne dal giudice per le indagini preliminari l’applicazione nei confronti degli indagati di misure interdittive relativamentte all’esercizio dell’attività di impresa o al ricoprire cariche direttive in società.

Gli investigatori a seguito della verifica di questi movimenti di denaro riconducibili alla società di Bellia, considerati dagli inquirenti anomali per il profilo professionale dell’imprenditore e dello stato di dissesto in cui versava la Sidermetallica portarono la procura a chiedere al Tribunale il fallimento della società che venne dichiarato nel gennaio scorso.

Con le indagini della Interpol si accertò inoltre che gran parte dei flussi finanziari venivano mascherati e occultati attraverso prelevamenti in contanti, emissione di assegni circolari o bancari a proprio favore e di alcuni soggetti, semplici prestanome. Prevalentemente l’attività ricoperta dagli altri impreditori come la moglie di Bellia che risultava titolare di diverse unità immobiliari ma fittiziamente intestati.

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