Tosca parla a ruota libera a Chieti: "Abbasso i talent show"

Al Foyer del Marrucino la cantante-attrice che ha vinto Sanremo con Ron Dice bravo agli Stadio e spara a zero contro l’illusione del successo facile

CHIETI. Qualità contro apparenza. Tosca, che un Festival di Sanremo lo ha vinto, si lascia andare a considerazioni sull’ultima edizione della kermesse e in generale sulla canzone italiana. E viene fuori un giudizio sulla realtà dei talent per nulla positivo, «troppo legata all’apparenza», che si riflette anche sul festival, «molto legato ai talent». Anche se la vittoria degli Stadio, gruppo storico che non ha a che fare con il mondo del televoto, ne segna comunque un momento di riscatto. Non fa sconti Tiziana Tosca Donati, in arte Tosca, protagonista al Marrucino dello spettacolo “Il grande dittatore”, andato in scena ieri pomeriggio e l’altro ieri sera con un teatro pieno, nonostante (per quanto riguarda sabato) la concorrenza proprio della finale del Festival della canzone italiana e del super match Juve Napoli. Nel 1996 la cantante affianca Ron sul palcoscenico sanremese con una canzone, “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, che sbaraglia la concorrenza e vince il Festival.

«Che differenza c’è tra il palco di Sanremo e quello di un teatro?» le ha chiesto subito il presidente del cda del Marrucino, Cristiano Sicari, ieri mattina al consueto incontro con gli attori prima dell’ultimo spettacolo. La risposta ha permesso a Tosca di spaziare nel mondo della canzone italiana, soffermandosi sul peso che hanno acquisito i talent show musicali. «Non è arte, ma è cercare di acchiappare il più possibile», ha detto a riguardo, “è un alimentare quella macchina mediatica legata all’odiens, ai soldi e all’apparenza. E poi per uno che guadagna un posto al sole, altri 400 finiscono male».

La vittoria degli Stadio, invece, «significa far capire ai ragazzi che c’è la possibilità di costruire qualcosa attraverso un percorso per poi raccoglierne i frutti». La cantante ha insisto molto sulla differenza tra “progetto artistico”, concetto che implica la costruzione di un percorso, e “prodotto artistico”, pensato per alimentare il consumismo di settore.

Tosca ha presenziato all’incontro con il pubblico insieme al co-regista e protagonista dello spettacolo Massimo Venturiello, al compositore abruzzese Germano Mazzocchetti, che ha scritto la colonna sonora della pièce, a Federico Fiorenza, di Abruzzo circuito spettacolo, al direttore artistico del Marrucino, Ettore Pellegrino, oltre che a Sicari. Tosca, Venturiello e Mazzocchetti sono al quarto lavoro teatrale insieme. Hanno iniziato con il Gastone di Petrolini, per continuare con La Strada di Fellini, Il Borghese gentiluomo e ora lo spettacolo nato da uno dei più celebri film di Charlie Chaplin del 1940, dedicato al tema della minaccia nazista. In tutti e quattro i casi il trio ha dovuto confrontarsi con veri e propri mostri sacri.

Come ci si è riusciti? «Evitando l’imitazione», risponde Venturiello. L’attore e regista spiega, infatti, che si è voluto «citare Chaplin in qualche passo, ma mai imitarlo». Nel futuro ci sono altri progetti insieme, ma anche lavori in solitaria. Tosca porterà in giro il concerto teatrale “Il suono della voce”, che è anche un cd, con la regia di Venturiello. E ad ottobre riprende un progetto di due anni fa che verte sulla musica napoletana dal ’600 ad oggi. In bocca al lupo Tosca.