Vasto: cinghiali nell’Oasi, escursionisti in fuga 

Passeggiata-incubo sul sentiero tra Punta Aderci e il Bosco di don Venanzio. Il comandante della Guardie ambientali: anch’io me la sono vista brutta

VASTO. Stavano camminando lungo il sentiero che collega la riserva di Punta Aderci con il Bosco di don Venanzio quando da un cespuglio è spuntato il muso di un cinghiale. Protagonisti della disavventura che, per fortuna non ha avuto un epilogo drammatico, due escursionisti vastesi che hanno approfittato della giornata di Pasqua per fare trekking. «È stato il nostro cane a dare l’allarme», raccontano i due ancora sotto shock, «abbiamo sentito dapprima un grugnito e poi intravisto il muso del capo branco tra la vegetazione. Ci siamo messi a correre e dopo poco metri, dopo esserci assicurati che non venivamo rincorsi dai cinghiali, abbiamo dato l’allarme».
Uno di loro ha avvertito con il telefonino un familiare che dopo circa un quarto d’ora li ha raggiunti con un’auto e li ha portati al luogo di partenza, nelle vicinanze del Villaggio turistico Poker, dove avevano lasciato la macchina per imboccare il sentiero inaugurato la scorsa settimana. Ma anche il recupero dei due escursionisti è stato a dir poco rocambolesco: lungo il tragitto il soccorritore si è imbattuto nello stesso branco di cinghiali, rischiando a sua volta. Insomma, una semplice escursione si è trasformata in un incubo per la coppia di amici che una volta al sicuro ha avvertito i carabinieri della locale stazione per segnalare il pericolo.
L’episodio fa il paio con l’altro, accaduto nei giorni scorsi sempre nella riserva naturale di Punta Aderci, che ha visto protagonista il comandante provinciale Geav (guardie ambientali ecologiche volontarie), Marco Cannarsa. «Ero a Punta Aderci insieme a un amico a raccogliere asparagi, quando all’improvviso è sbucato un enorme cinghiale», racconta Cannarsa, «era ad una decina di metri da noi. Ci siamo messi a correre, scivolando per ben due volte, ma ci ha rincorsi. Abbiamo raggiunto la macchina e siamo scappati. Siamo salvi per miracolo e solo grazie ai nostri cani che lo hanno disorientato. È diventato troppo pericoloso passeggiare nella riserva», annota il comandante Geav, «non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se al posto nostro ci fosse stata una famiglia con dei bambini piccoli. La riserva di Punta Aderci è uno dei luoghi più frequentati dai vastesi, oltre che essere meta di tanti turisti, ma è diventato un posto pericoloso. È il caso che si prendano provvedimenti prima che ci scappi il morto. La situazione è ormai fuori controllo», insiste Cannarsa.
Che nell’area protetta siano presenti branchi di ungulati non è del resto una novità. Il problema è che le incursioni lungo la costa si sono moltiplicate in questi ultimi anni tanto da spingere l’associazione “Terre di Punta Aderci”, che raggruppa proprietari e residenti della zona, a raccogliere oltre duemila firme per chiedere alla Regione l’abbattimento selettivo e una polizza assicurativa per risarcire contadini e automobilisti. (a.b.)
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