Gianluca Ginoble con la mascherina nel viaggio di ritorno dagli Usa (da Fb Ginoble)

CORONAVIRUS

Ginoble nella sua Roseto: «Il Volo era in tour, siamo stati fortunati» 

ROSETO DEGLI ABRUZZI. La fiducia nel futuro è tipica della sua giovane età, ma la saggezza quasi Zen nel rimanere centrato nel presente, anche se questo è difficile e incerto come l’attuale, stupisce...

ROSETO DEGLI ABRUZZI. La fiducia nel futuro è tipica della sua giovane età, ma la saggezza quasi Zen nel rimanere centrato nel presente, anche se questo è difficile e incerto come l’attuale, stupisce in un ragazzo di 25 anni. Ma d’altronde Gianluca Ginoble, il tenore abruzzese del Volo, è stato capace di non montarsi la testa e rimanere ben ancorato alla realtà, insieme ai partner e amici Piero Barone e Ignazio Boschetto, nonostante che nei più grandi teatri del mondo, fino all’Arena di Verona e al palco di Sanremo, sia acclamato da folle sterminate da ormai dieci anni, ovvero dall’adolescenza.
Gianluca è rientrato nella sua Montepagano dagli Stati Uniti, dove il trio delle meraviglie era in tour, annullando in corsa date importanti, sfiorando la chiusura degli aeroporti causa coronavirus, e mettendosi rigorosamente in quarantena nella sua casa che dal borgo antico di Roseto guarda il mare. E qui se ne sta rinchiuso, rispettando le regole rigorosamente, vicino ai genitori, a curare la voce, il fisico e la mente senza perdersi d’animo o angustiarsi dietro ansie sul domani e pensando a chi sta peggio.
Come è andato il nuovo tour negli States?
Molto bene, siamo stati nei migliori teatri, pieni di gente calorosa. Non era certo la prima volta in America del Nord, ma era il tour del decennale del Volo e ci tenevamo in particolare.
Ma siete dovuti rientrare in anticipo.
Sì, siamo tornati una settimana prima del previsto, abbiamo posticipato tre concerti. Eravamo in California, dovevamo tornare il 17 febbraio ma siamo ripartiti il 12 e atterrati il 13 prendendo l’ultimo volo Alitalia.
Con Ignazio e Piero avete ritrovato una Italia diversa da quella lasciata solo qualche settimana prima.
Sì, anche se sentivo mio padre che mi raccontava delle crescenti norme restrittive e anche lì si cominciava a percepire l’arrivo della pandemia. Arrivati in Italia ci siamo divisi, Ignazio a Bologna, Piero ad Agrigento e io Roseto, in quarantena obbligatoria con mia madre che mi aveva accompagnato in tour, e non ho visto mio padre e mio fratello fino a pochi giorni fa anche se la sua casa è a venti metri dalla mia.
Come occupi il tempo in solitudine?
Non sono mai stato solo, c’era mamma, che ora è tornata nella casa di famiglia. Inizio le giornate con positività: mi alleno, suono, leggo, guardo film, cucino con mia madre... Insomma ammazzo il tempo tenendomi occupato con le mani, ho sentito anche uno psicologo che diceva quanto sia importante non lasciarsi andare, fare, coltivare le proprie passioni. Torneremo a stare insieme e dovremo stare bene no?
E sei attivo sui social ...
Sì, ho anche partecipato a “Musica che unisce”, siamo stati anche insieme, come trio, con collegamenti via skipe.
Come stanno Piero e Ignazio, ti mancano?
Sì che mi mancano, ma stanno tutti bene, ci sentiamo spesso, facciamo collegamenti per interviste. Siamo stati fortunati perché in un mese e mezzo abbiamo incontrato migliaia di persone e il rischio contagio era elevato.
Tu sei abituato a viaggiare per lavoro, ora è tutto fermo: come l’hai presa?
L’importante è essere responsabili e capire che quello che sta accadendo nel mondo non è mai accaduto a memoria d’uomo. Io ho un grande spirito di adattamento, reagisco senza innervosirmi, senza ansie, che abbassano le difese immunitarie tra l’altro. Penso che quando non c’è alternativa bisogna adeguarsi, e io lo faccio. Purtroppo tutti i cantanti ora devono fermarsi. Noi avevamo concerti in Cina, Giappone, Est Europa, Sud america, e qui l’Arena di Verona, il teatro di Taormina... Non sono cancellate, solo posticipate, l’affetto del pubblico non passa per un virus, l’ importante è essere sani e salvi, ora va così, niente panico che non aiuta.
Il Volo porta l’Italia nel mondo e tu hai un osservatorio speciale di come gli italiani siano percepiti fuori dai confini. Come ti è sembrata la reazione del tuo popolo e come l’hanno considerata all’estero?
Ho tanto apprezzato per esempio chi canta al balcone, mi sono commosso: la mia gente non si arrende, ho pensato. E quando la stessa cosa è stata fatta ovunque mi sono sentito fiero. Ci prendevano in giro i francesi, ora ci imitano.
Ti manca il contatto diretto con il pubblico?
Cantare per me ossigeno. Ma poi penso: è facile parlare, ma io sto bene, ho il piano, mentre c’è gente che non riesce a fare la spesa e vive in due stanze e lì sì che è difficile adattarsi. Io accetto questo momento, mi sento fortunato. Ho pubblicato un post per i fan e ho scritto: ci mancate, ma è importante lottare, questo passerà, ci vedremo presto.
E l’amore come va? Sei sempre fidanzato con Francesca, che è abruzzese e magari è vicina....
Con la vita che faccio, sempre in giro, è difficile gestire le relazioni. E ora sì siamo vicini... ma lontani.