«Processo Bussi, il presidente ha annunciato una condanna»

14 Febbraio 2014

I legali della Montedison chiedono alla Corte d’appello un nuovo magistrato per la Corte d’Assise «Nella frase “Faremo giustizia per il territorio” c’è una drammatica anticipazione di colpevolezza»

PESCARA. «L’espressione di Geremia Spiniello è un drammatico annuncio di condanna degli imputati di Bussi». Per gli avvocati della Montedison la frase pronunciata davanti alle telecamere e ai giornalisti dal presidente della Corte d’Assise di Chieti Geremia Spiniello – «faremo giustizia per il territorio» – è inequivocabile: «Il giudice ha anticipato che l’esito del processo sarà una sentenza di condanna», scrivono i legali Montedison nella richiesta di ricusazione del presidente.

E’ di nuovo bufera attorno al processo sulla mega-discarica di Bussi, la pagina ambientale più dolorosa del Pescarese, il processo approdato stancamente in Corte d’Assise e, adesso, di nuovo in bilico. Stavolta, però, non è l’iter giudiziario, come accadde con il doppio giro di udienze preliminari, a bloccare il processo ma è la frase del presidente Spiniello pronunciata alle telecamere e riportata fedelmente dal Centro: «Faremo giustizia per il territorio», ha detto il giudice innescando il nuovo cortocircuito per il processo sulla discarica di Bussi perché, se davvero Spiniello venisse ricusato, la sentenza di Bussi diventerebbe una chimera.

Ambientalisti e avvocati delle parti civili non ci stanno e invitano gli avvocati della Montedison a ripensarci, a ritirare l’istanza di ricusazione per non imprimere un nuovo stop a un processo in cui sono in ballo la salute e l’ambiente, mentre le difese dei 19 imputati accusati di avvelenamento delle acque e disastro ambientale doloso hanno depositato l’istanza di ricusazione del presidente della Corte d’Assise illustrandone i motivi.

Montedison: «Sentenza anticipata». Quella frase «faremo giustizia per il territorio» pronunciata da Spiniello implica, per gli avvocati della Montedison, «un nesso preciso tra giustizia e territorio» sia se la preposizione “per” venga intesa in termini causali sia finali. In ambedue i casi, dicono gli avvocati, «appare evidente lo sviamento programmatico delle funzione giurisdizionale destinato a rappresentare un drammatico annuncio di condanna degli imputati».

Il processo di Bussi è arrivato in Corte d’Assise il 24 settembre dello scorso anno e dopo una serie di rinvii, proprio in questo mese, stava muovendo i primi passi. I 19 imputati, quasi tutti ex vertici della Montedison, avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato e le udienze erano state calendarizzate in maniera serrata per arrivare alla sentenza prevista a luglio. Con la richiesta degli avvocati della Montedison il calendario, adesso, è da rifare. L’istanza di ricusazione – che non blocca i termini della prescrizione – è stata depositata sia alla Corte d’appello sia alla stessa Corte d’Assise e la decisione che dovranno prendere i giudici aquilani arriverà entro poche settimane e comunque prima del 28 marzo, data della prossima udienza del processo che dovrebbe essere dedicata agli interrogatori degli imputati che chiederanno di essere sottoposti all’esame.

Nell’istanza presentata gli avvocati non solo pongono il problema di serenità di giudizio, ma fanno riferimento anche ai risarcimenti. «Nel procedimento penale», come scrivono nell’istanza di ricusazione, «sono costituiti parte civile numerosissimi enti rappresentativi del territorio. Molti sono stati ammessi dalla Corte d’Assise di Chieti e ciascuno reclama risarcimenti cospicui adducendo la lesione di intereressi saldamente radicati sul territorio. In questo contesto proclamare che la giustizia sarà motivata dall’esigenza di tutelare il territorio o destinata a realizzarla non può significare che questo, che gli interessi del territorio “offeso” saranno salvaguardati e ristabiliti. E in un processo penale l’unica forma di salvaguardia e ristabilimento dell’interesse dell’offeso è la condanna dell’imputato».

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