Il Braga diventa il Valle: spalanca le porte a tutti

17 Febbraio 2013

La protesta musicale dell’istituto teramano come quella del teatro di Roma Sul palco di Santa Maria a Bitetto salgono Paolo Belli e decine di altri artisti

TERAMO. Il Braga è rock, la politica è lenta. Anche la protesta è rock, parte da Teramo e sogna di arrivare in tutt'Italia. Finché un giorno si dirà: il Braga? E' come il Valle. Questa sera sarà esattamente un mese che i ragazzi del Braga suonano note di protesta. Questa sera è un traguardo importante che verrà celebrato con Bach.

L'istituto musicale teramano rischia di essere travolto dai debiti, l'unica via d'uscita è la statizzazione. In ballo ci sono il futuro di 470 studenti, 50 docenti e un'istituzione prestigiosa. Per difenderli, l'auditorium di Santa Maria a Bitetto diventa come il palco del teatro Valle di Roma che, dal mese di giugno del 2011, è il simbolo di una battaglia combattuta a colpi di cultura, note rock e classiche, bellezza e genio.

Anche il Braga, come il Valle, spalanca le sue porte. Chi vuole suonare note di protesta e inni alla sopravvivenza, lo faccia: salga sul palco dell'auditorium e dia fiato alle trombe. Ci sono già, su Facebook, siti dedicati alla protesta. E e ce n'è uno (“Sos Braga”) che ha ben 3190 amici. E' un tam tam incessante che in queste ore corre on line. Lo slogan? «Più ne siamo, meglio stiamo», parafrasando (al contrario) una fortunata trasmissione di Renzo Arbore che ricorda molto ciò che si vive al Valle e che anche il Braga vuole vivere. Un po' di dati: da poco, anzi da pochissimo, il Braga ha un nuovo direttore. E' Bruno Carioti, che ha preso il posto dello storico ex direttore, Antonio Castagna. Chi è Carioti? Viene dal conservatorio dell'Aquila, ma è anche l'anello che tiene in vita la speranza del Braga perché la lega al grande circuito nazionale dei conservatori. Poi c'è un cda, con a capo Luciano D'Amico, il nuovo rettore dell'Unite definito l'uomo con le idee. Infine i rappresentanti dei Comuni di Teramo e Giulianova, della Provincia e della Fondazione Tercas. Cioè la politica che non è rock, anche se in giro non si vede un euro.

Così il Braga già sa di chiudere il 2013 con un rosso di 2,8 milioni di euro, che solo in parte sarà calmierata da una legge regionale ad hoc, proposta da sinistra e destra. Ma il malato ha un brutto aspetto: è uno stillicidio, una morte lenta, un'eutanasia. E se neppure loro due _ Carioti e D'Amico _ ce la faranno, vuol dire che non si poteva fare proprio nulla. Questa è la voce che gira. Ma i ragazzi del Braga non ci stanno ad abbassare il sipario. Lottano. Tutte le sere, dalle 19, suonano a Santa Maria a Bitetto dove parlano anche psicologi e musicologi. E dove la musica inonda il quartiere, l'idea del Valle piace e la voglia di farcela cresce in modo esponenziale. Così, dopo un mese di proteste sconfinate anche nelle convention di Pdl (Tancredi) e derivati (leggi Gatti) e di Pd, i ragazzi del Braga si preparano a tenere un concerto in tribunale e persino nel carcere di Castrogno, purché si parli sempre e ovunque di loro. Ma la mira punta più in alto: il Braga dev’essere il Valle d'Abruzzo. E così sarà.

Paolo Belli è stato il primo a rispondere all'appello: suonerà qui il 1° marzo; il 3 marzo si esibirà Luigi Di Ilio; prima di lui si esibirà Lorenzo Materazzo, una delle anime belle e costruttive della battaglia delle note; e poi anche Piero Di Egidio e Alessandro Cappella.

Artisti fatevi avanti: sul palco del Braga c'è posto per tutti.