Accord Phoenix, direttore generale indagato per truffa

Il difensore di Francesco Baldarelli : «È un’accusa che ci lascia interdetti» Sindacati preoccupati: chiediamo subito un incontro con le istituzioni

L’AQUILA. Un avviso di garanzia, con l’ipotesi di reato di truffa in concorso, è stato notificato dalla Guardia di Finanza al direttore generale dell’Accord Phoenix Francesco Baldarelli. A quasi un mese dal sequestro del sito, si complica la vicenda dell’azienda per lo smaltimento di rifiuti elettronici. Se prima si parlava di reati ambientali, la nuova accusa lascia sbigottito l’avvocato Giulio Agnelli, che assiste Baldarelli e che era in attesa a giorni dell’incidente probatorio, richiesto per chiarire le prime contestazioni sollevate dalle Fiamme Gialle: il rinvenimento, all’interno dello stabilimento, di materiale elettronico, in particolare monitor, per il quale ancora non si era in possesso delle autorizzazioni necessarie. Era stato lo stesso Baldarelli, all’indomani dell’ispezione della Finanza, ad ammettere che poteva esserci stato qualche errore, dichiarando la piena disponibilità dell’azienda a rimediare, collaborando con la magistratura. «Ora però è arrivata questa doccia fredda», spiega l’avvocato Agnelli, «che ci lascia interdetti. Intanto, si parla di un’ipotesi di truffa in concorso, ma senza dire con chi sarebbe stato commesso l’eventuale reato. Poi, visto che entra in scena il contributo pubblico erogato da Invitalia, è bene chiarire che il mio assistito non si è occupato dell’istruttoria del progetto presentato all’agenzia ministeriale. Inoltre, non ha alcuna capacità di spesa sui fondi percepiti. Tra l’altro, il progetto è stato approvato da Invitalia dopo un lungo e accurato iter. Quindi non comprendiamo cosa stia accadendo». Gli uomini della Gdf, coordinati dal sostituto procuratore David Mancini, sono tornati in fabbrica e hanno sequestrato computer e altri apparecchi elettronici. Secondo gli inquirenti, per ottenere parte degli 11 milioni concessi da Invitalia, l’indagato avrebbe, agendo in concorso con altri, fornito una «fittizia rappresentazione dei presupposti». L’inchiesta avviata dalla Procura su presunti reati ambientali aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati, oltre che di Baldarelli, anche del presidente del cda Ravi Shankar e del responsabile della produzione Jorgen Hansen. Alla luce delle ultime novità, i sindacati tornano a sollecitare un tavolo istituzionale in Regione: «Se dovesse saltare l’intera operazione», dichiarano il segretario della Cisl Paolo Sangermano e il segretario Fim Giampaolo Biondi, «per le maestranze dell’ex polo elettronico non ci sarebbe possibilità di reinserimento nel ciclo produttivo».

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