Carenza alloggi per single e coppieTrasferimenti nei Comuni limitrofi

Piano Case, raccolta a rilento: mancano i soldi. Porta a porta solo in 1200 alloggi Senza fondi impossibile pagare stipendi a marzo Comuni, il 14 febbraio scade la gestione Aciam

L’AQUILA. Dopo le macerie, i rifiuti. L’altra emergenza. Del resto, anche le macerie sono rifiuti. Allora, emergenza su emergenza. Senza entrate Tarsu e con pochi mezzi, l’Asm (la spa partecipata dal Comune) sta avviando a fatica, nelle 19 aree del progetto Case, la raccolta «porta a porta». Manca un impianto per i rifiuti, sì. Ma se non arriva «ossigeno» mancano anche i soldi per lo stipendio di marzo.

L’OTTIMISTA
. Se non fosse per l’ottimismo smisurato della presidente dell’azienda che cura il ciclo dei rifiuti, Manuela Villacroce, il quadro sarebbe davvero sconfortante. I rifiuti dell’Aquila, per un altro anno, andranno a finire per metà a Sulmona e per metà ad Avezzano, al costo, rispettivamente, di 121 e 126 euro a tonnellata «per adeguamento Istat», visto che, per il 2009, il Comune, cioè i cittadini, pagavano 119 euro a tonnellata per entrambi i servizi. Ora, però, l’impianto dei rifiuti che all’Aquila non c’è mai stato e che, in passato, ha provocato anche rivolte di piazza (su tutte Paganica, poi anche Sassa), sta continuando a costare caro alla collettività. Per risparmiare, il Comune, attraverso l’Asm, prova a rilanciare la raccolta «porta a porta» che il terremoto ha bruscamente interrotto.

L’azienda l’ha ripresa, proprio a partire dagli alloggi del piano Case, ma il lavoro per la distribuzione dei bidoncini sta andando avanti molto a rilento. I bidoni, il materiale biodegradabile e l’eco-calendario con i giorni fissi del ritiro dei rifiuti sono stati consegnati a macchia di leopardo, in 1276 alloggi su 4500 complessivi, pari al 28 per cento. In alcuni posti, come a Onna, sono stati distribuiti casa per casa ma, di fatto, la raccolta innovativa ancora non è partita. «Un po’», spiega la presidente Villacroce, «perché molte ditte che hanno curato l’arredamento si sono rifiutate di consegnarli e quindi tocca a noi. Un po’ perché molta gente i nostri operai non la trovano a casa, quindi bisogna ripassare. Un po’ perché noi dobbiamo seguire non solo questo ma anche tutti gli altri servizi in città, compresa la spazzatura delle strade.

In ogni alloggio c’è il bidoncino dell’umido. Sotto la piastra, invece, ci sono i bidoni condominiali per plastica, vetro, carta, organico e indifferenziato. I ritiri sono scanditi da un calendario. Molta gente si deve abituare. A Cese di Preturo, il primo sito dove siamo partiti, la raccolta procede molto bene. Non è vero che poi, come dice qualcuno, mischiamo tutto. Il materiale riciclabile viene portato alla piattaforma Ecoaspa da dove finisce al recupero. Con questo sistema ci si guadagna qualcosa.

L’organico va all’impianto di compostaggio di Aielli dove il trasporto costa 80 euro a tonnellata. Siamo di fronte a una grossa emergenza, tra macerie e rifiuti, ma la stiamo fronteggiando con tutte le armi a disposizione. Va un po’ a rilento il conferimento dei materiali ingombranti nei punti di raccolta attivati in città», a Pile (zona artigianale), via Amiternum, Pettino (via Dante Alighieri incrocio via Antica Arischia), Bazzano (zona industriale). «Infatti abbiamo molte segnalazioni di discariche abusive. I cittadini, in questo caso, non stanno collaborando molto. Stiamo per avviare la campagna promozionale per la raccolta porta a porta alla quale tutta la città dovrà abituarsi perché la estenderemo anche alla città ricostruita. Incontreremo la gente per spiegarne l’importanza».

STIPENDI A RISCHIO. Intanto, l’Asm va avanti coi soldi della Protezione civile, che rimborsa a pie’ di lista. Senza Tarsu fino a giugno è dura garantire tutti i servizi ai cittadini, specie in un territorio stravolto come quello dell’Aquila di oggi. Per il 2010, tra macerie e rifiuti, servono 16 milioni. Se non arriva liquidità immediata, già a marzo sarà difficile pagare lo stipendio ai dipendenti. E pagare lo smaltimento fuori città. «Per le macerie i soldi si troveranno», dice la Villacroce, «mentre dell’igiene urbana nessuno parla. Eppure il Comune li ha chiesti».

MENO CINQUE. Il Comune capoluogo non ha un impianto per i rifiuti e ha un solo sito per lo smaltimento di 3 milioni di metri cubi di macerie ferme ancora sulle piazze e nelle strade. Neppure la presenza della Protezione civile e dell’uomo della deroga e dei poteri speciali Bertolaso è stata «sfruttata» per risolvere problemi vecchi e nuovi di questo tipo. Ora, però, anche 21 Comuni del circondario non sanno dove mettere l’immondizia. La chiusura della discarica di Poggio Picenze, che nessuno ha pensato di adeguare alle nuove norme tanto che la Regione, alla fine, l’ha chiusa, ha fatto scattare l’allarme rosso. I Comuni hanno «abbracciato» la marsicana Aciam, che porta tutto a Pizzoli e da lì ad Avezzano. Aciam, però, ha sottoscritto un patto a termine, data l’emergenza. Patto che scade il 14 febbraio. Dal giorno successivo i rifiuti resteranno dove sono. I Comuni hanno chiesto subito una proroga e un incontro al nuovo commissario Lino Cipolloni per poi indire la gara d’appalto per affidare la gestione del servizio a livello comprensoriale. Alcuni tra questi Comuni, pressati dall’amministrazione del capoluogo per passare i servizi all’Asm, piuttosto strizzano l’occhio all’Aciam, «che ci ha fatto subito un preventivo e un piano industriale con bilanci e assetti chiari». Il Comune dell’Aquila rilancia, e prova a fare la voce grossa. La battaglia è anche politica, con le Provinciali alle porte.

I LADRI DI FERRO. Intanto, visto che nessuno si muove, c’è qualcuno che sta organizzando il fai-da-te per togliere di mezzo le macerie pescandovi, magari, rifiuti piazzabili sul mercato, come il ferro. Quattro romeni che abitano a Paganica di Montereale sono stati notati dai poliziotti mentre armeggiavano sulle rovine di una casa crollata in via Antica Arischia e, tra l’altro, sottoposta a sequestro. «Le prendiamo perché sono abbandonate e nessuno le rimuove», hanno candidamente detto agli agenti. Il gruppo, dopo essersi dato molto da fare, ha caricato termosifoni, cassette delle lettere, ringhiere, cancelli e balconi su un vecchio Ford Transit con targa bulgara. I quattro sono stati bloccati e denunciati. E quelle macerie sequestrate. E magari, poi, riportate dov’erano. Di nuovo ferme, come tutte le altre.