Caritas, l’ultima tendopoli resiste

Dopo il blitz della polizia viaggio nel campo. I volontari: resteremo qui

L’AQUILA. Vedere quei poliziotti coi guanti di lattice e le pistole forse ha fatto più male delle sassate dei bulletti che sfasciano i container parrocchiali. Non è il Casilino 900 questo campo Caritas di Sant’Antonio oggetto di un blitz della polizia stoppato dal vescovo D’Ercole.

SARA E ALESSANDRA. Il giorno dopo quella che qui chiamano «incursione» e «retata», nell’ultima tendopoli ancora in piedi, diventata punto di riferimento per il bisogno, largamente inteso, della città del post-terremoto, l’aria è di nuovo tranquilla. Gli 8 volontari fissi sono in giro «per servizio». Tonino è curvo attorno a piccole buche di terra, dove mette piante di pomodori e peperoncini. Al centro d’ascolto, a un tavolo di dolci e bibite, Sara e Alessandra preparano la merenda per gli ospiti. Clandestini? Nemmeno l’ombra. C’è un ragazzo che spiega il suo problema: «Mi mandano via dall’albergo, se torno qua in autonoma sistemazione non so dove andare. Aiutatemi voi».

DON MARCO. A cavalcioni sulla panca se lo sta a sentire don Marco Gasparri, 30 anni, prete da 16 mesi e subito buttato in trincea. Maniche arrotolate, niente tonaca, il viceparroco di Orvieto Scalo, che da volontario lavorò, 4 anni e mezzo, a Nocera Umbra, ai tempi di quel terremoto, è arrivato all’Aquila il 13 aprile 2009. E non se n’è andato più. I poliziotti lo chiamarono di notte per allestire una tendopoli «volante» a Collebrincioni, dopo un maxi-sgombero di migranti. Fatto. Gli stessi gli chiesero ragazzi per il servizio d’ordine nella notte della memoria. Fatto. «Ecco, vedi», dice. «Là stavano 20 agenti. Macchine a destra e a sinistra, campo circondato. Altro che non erano diretti qui. E i guanti che ce li avevano a fare? Siamo qui per fare del bene.

Ma, forse, è un reato». Centro d’ascolto. Distribuzione di viveri e abiti in buono stato, ma anche di parole buone. «Porta a porta» nelle famiglie. Assistenza domiciliare, piccoli lavori nelle case di chi non può farli da solo. Sostegno nella lotta quotidiana contro i piccoli e grandi problemi, burocrazia compresa. «Abbiamo incrociato le vite di 2mila persone», dice Sara, 25 anni, vicentina. «Dopo l’incontro nasce l’amicizia. Io sono una dei 4mila giovani passati qui. Resteremo fino a quando ci sarà bisogno». Annuisce Alessandra, 21 anni, astigiana, che accoglie chi offre e cerca vestiti.

IL PARROCO. Molto amareggiato il parroco don Ramon Mangili: «Per l’ennesima volta, quando sembra profilarsi qualcosa di bello e di buono, vengono posti ostacoli affinché si lasci libero questo terreno». Proprio sull’esempio di questi giovani, 13 persone hanno formato un gruppo Caritas locale.

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