Centro benessere e promesse di lavoro

Appalti e Casalesi, l'indagato Cerasoli propose corsi di formazione ai giovani di Ocre

L'AQUILA. Benessere fisico, ma anche economico. Prometteva questo agli abitanti di Ocre, in modo particolare ai giovani, l'intermediario aquilano Antonio «Nino» Cerasoli che ha rischiato l'arresto nell'ambito dell'inchiesta della Procura antimafia di Napoli sugli investimenti del clan dei Casalesi per la ricostruzione in Abruzzo. Posti di lavoro nel centro benessere di palazzo De Sanctis di San Panfilo, ma anche corsi di formazione professionale per il personale da impiegare.

I MASSAGGI.
Del resto, un centro benessere a Ocre (sauna, area massaggi, piscina e 20-25 camere da letto) rappresentava una novità assoluta, tanto da suscitare molta curiosità in paese fin dal 2007, quando si cominciò a parlare di quest'idea che l'allora capo della Confcooperative dell'Aquila pensava di realizzare in uno degli immobili di maggior prestigio di tutto il territorio comunale. Uno stabile, dotato anche di un'ampia tenuta, acquisito dopo una serie di passaggi dai proprietari ai Salesiani, passando attraverso una ditta edile di Paganica e quindi approdato nella disponibilità della «Palazzo De Sanctis srl», una delle ditte che scambiava assegni con la Gallo costruzioni dell'arrestato Michele Gallo.

E per avvalorare la bontà dell'operazione, Nino Cerasoli era sempre molto presente sul cantiere, che ogni tanto mostrava ad amministratori e cittadini per renderli partecipi di questa «grande operazione». In quelle circostanze, più di una persona è stata rassicurata dall'intermediario aquilano sulla quasi certa destinazione di numerosi posti di lavoro alla popolazione di Ocre, in primis ai più giovani, da avviare alla nuova professione nel centro benessere attraverso la predisposizione di corsi di formazione. Ma nell'edificio, risparmiato dai danni del sisma, e per questo classificato A, i lavori sono durati soltanto quattro mesi dopo il terremoto. Ad agosto 2009 lo stop improvviso, con la fuga degli operai campani che hanno lasciato anche i sacchetti di cemento nel piazzale. E con lo stop anche i corsi professionali e i posti di lavoro sono diventati un miraggio. Ora il Comune vuol sapere se Cerasoli, in questo giro, ha preso anche fondi pubblici.

LA CONCESSIONE.
Il via libera ai lavori dentro palazzo De Sanctis è arrivato sotto la precedente amministrazione comunale guidata da Gianmatteo Riocci, di professione avvocato. «Se è vero che dietro a questo progetto ci sono operazioni poco chiare noi non lo sappiamo e non abbiamo avuto nessun segnale in questa direzione», commenta Riocci, oggi consigliere comunale di minoranza. «Nessun motivo di sospetto per un'attività imprenditoriale nuova per il paese ma che era apparsa valida anche sotto l'aspetto della ricettività. Le notizie sulle infiltrazioni camorristiche sono preoccupanti e confermano, una volta di più, che occorre stare con gli occhi aperti, anche perché i lavori del dopo-terremoto scatenano gli appetiti più diversi».

CASE A SCOPPITO.
La Finanza ha messo gli occhi su tutte le attività di Cerasoli all'Aquila, compreso l'insediamento abitativo di Madonna della Strada dove sono state realizzate già tre villette (di privati) e dove c'è un progetto di ampliamento su un terreno limitrofo con altri 20 alloggi. Questo piano, alla luce della disavventura giudiziaria dell'aquilano, potrebbe saltare.

L'INCHIESTA.
Dopo il terremoto dell'Aquila i rapporti, già solidi, tra imprenditori vicini al clan dei Casalesi e personaggi abruzzesi si erano ulteriormente rafforzati. I pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Giovanni Conzo, Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera ne sono convinti. Tanto che, alla luce delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, delle indagini tecniche, con accertamenti patrimoniali e bancari e ricerche incrociate nelle banche dati, avevano anche chiesto l'arresto dell'ex presidente della Confccoperative dell'Aquila. Ma il gip ha respinto la richiesta. Le indagini che hanno portato al blitz della Finanza, che ritiene di aver smantellato il braccio economico del clan, hanno riguardato anche i frenetici movimenti effettuati da alcuni dei principali indagati per ottenere appalti per la ricostruzione. In quest'ambito, la sede di una società che fa capo a Michele Gallo (considerato organico al gruppo di Francesco Bidognetti) era stata spostata da Frignano (Caserta) all'Aquila. Gli uffici della «Gam costruzioni srl» avevano trovato posto in una palazzina inagibile fuori Porta Napoli.

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