Chiesti tre anni di carcere per Bertolaso

Il pg Como: «Fu operazione mediatica per screditare Giuliani». L’avvocato Cecchini: condanna scontata anche sul piano morale

L’AQUILA. «Guido Bertolaso schierò la corazzata Grandi rischi in modo da avvalorare la sua tesi e smentire Giuliani mentre la gente era in trepida attesa di notizie. Non partecipò alla riunione della Commissione ma fu l’ispiratore di quella tesi sciagurata perché lui aveva organizzato quella pantomima». Il sostituto procuratore generale Romolo Como non ha dubbi: per lui l’ex capo della Protezione civile fu l’ispiratore dell’esito della riunione della commissione del 31 marzo 2009 dalla quale promanarono le rassicurazioni che ingannarono la popolazione sulla possibilità di un forte sisma. Como, dunque, ha chiesto tre anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravi. La prova regina è ovviamente la telefonata tra Bertolaso e l’ex assessore regionale Daniela Stati, amministratrice ritenuta dal magistrato «inadeguata» in relazione alla gestione della Protezione civile. Nella telefonata Bertolaso parla di operazione mediatica per tranquillizzare la gente, e nelle parole di esordio, quando parla di «zittire subito qualsiasi imbecille» il riferimento è al tecnico Giampaolo Giuliani che in occasione dello sciame avrebbe previsto un forte sisma basandosi sull’aumento dei valori del gas radon.

«Gli interessati», ha aggiunto il magistrato, «sapevano tutti che la riunione era stata convocata per quello scopo. E lo sapeva pure Giancarlo De Bernardinis, il vice di Bertolaso. Come avrebbe potuto, altrimenti, dire le stesse parole del suo superiore prima della riunione?». E lo stesso Giuseppe Zamberletti, fondatore della Protezione civile, ha ricordato il pg, non voleva che la riunione si tenesse all’Aquila. «Aveva sconsigliato a Bertolaso di riunire la commissione all’Aquila, proprio perché in quei giorni era nata la polemica tra la comunità scientifica ufficiale e Giuliani. Aveva suggerito di tenere la riunione a Roma in quanto l’esito avrebbe indotto la gente ad accreditare quella tesi diminuendo l’attenzione sul rischio». Reati, dunque, commessi in cooperazione colposa con lo stesso De Bernardinis secondo la tesi del pg.

«La disinformazione non può essere imputata solo a De Bernardinis», ha detto l’avvocato di parte civile Stefano Parretta, «ma Bertolaso ha stravolto i canoni della prudenza. La telefonata con la Stati grida vendetta e fa accapponare la pelle il fatto che degli scienziati sia siano prestati a quella pantomima. Qui c’è un soldato, De Bernardinis, che è esecutore degli ordini del suo superiore, ovvero Bertolaso nell’ambito di una cooperazione colposa provata. Il giudice Giuseppe Grieco ha la possibilità di fare una sentenza che faccia la storia di questa vicenda rispondendo, una volta per tutte, alla domanda su come ha operato la Protezione civile all’Aquila».

Anche Attilio Cecchini, altro legale di parte civile, ha battuto sulla cooperazione colposa con De Bernardinis «già conclamata dalla Cassazione con la sentenza Grandi rischi. Le posizioni sono dunque inscindibili con le stesse responsabilità. Per noi la condanna di Bertolaso è scontata e non solo dal punto di vista giuridico ma anche morale».

Gli altri legali, tra i quali Angelo Colagrande, che con Parretta chiese e ottenne di avocare l’indagine alla Procura generale, hanno fatto considerazioni simili.

Il processo si concluderà venerdì con la sentenza. La camera di consiglio sarà preceduta dagli ultimi interventi delle parti civili, repliche e controrepliche.

©RIPRODUZIONE RISERVATA