Concorsone, blitz al Formez: la polizia acquisisce nuovi atti

Al vaglio degli investigatori anche una serie di mail inviate da enti locali. La giornalista: ho fatto solo il mio lavoro

L’AQUILA. Il lavoro degli investigatori per appurare se ci sono state violazioni di legge nella rivelazione del quiz sul concorsone è incessante. Infatti la polizia postale e gli uomini della pg della polizia hanno acquisito una una serie di atti informatici nella sede del Formez, gestore del concorsone, per scovare chi e come ha fatto uscire il test poi pervenuto in possesso dell’ex capo del Diset, Roberto Petullà ,che poi lo ha inviato incautamente a un sito aquilano. Secondo gli investigatori, infatti, è indispensabile approfondire certi percorsi. Inoltre sotto la lente di ingrandimento ci sono anche mail che sono state inviate da alcuni enti. Insomma un lavoro complesso a fronte di una serie di denunce dalle quali si arguisce che nessuno pensa che con la ammissione di Petullà si sia tutto risolto. Non trova conferma, inoltre, la notizia del sequestro di tutto il database del concorsone anche perché l’unica istanza fatta al gip, anche se non esiste ancora un provvedimento ufficiale, non sembra destinata all’accoglimento.

Guadagna terreno l’ipotesi che la vera fuga di notizie c’è stata soprattutto a Roma e in tal senso si spiega un esposto presentato ieri da alcuni precari alla Procura di Roma.

Si è appreso, infine, che la polizia postale giorni fa si è presentata in forze nel sito Internet che ha pubblicato il quiz cercando per ore, ma senza trovarlo, l’intero database del Concorsone.

Intanto arriva un chiarimento da parte di due esponenti del sito in questione, Aquila Tv.

«Ho fatto il mio lavoro di giornalista», dice Cristina Di Stefano. «Ho avuto la notizia e l’ho pubblicata. Non ho manipolato i fatti o capovolto la realtà, per questo ho la coscienza pulita. Nessun complotto, nessuna macchinazione per sabotare un concorso e quindi la ricostruzione, sarei una folle, è la mia città. E se l’accusa è quella di lavorare nella Struttura commissariale e di avere quindi un canale privilegiato per certe informazioni, rispondo che non sono la sola. Ci sono colleghi che contemporaneamente ricoprono incarichi politici legati alla ricostruzione e che svolgono la professione. Se l’Ordine non rivela incompatibilità, non vedo perché la mia persona, deve essere lesa nell’onore e nel decoro e messa alla berlina dalle dichiarazioni imprudenti, messe per iscritto da Massimo Cialente, non in veste di primo cittadino. Come dimostrato, ero a conoscenza di un solo quiz che mi serviva per confezionare la notizia e non tutta la banca dati come è stato lasciato intendere. Come dice il mio direttore, quando gli accertamenti della magistratura avranno fatto il loro corso, ciò apparirà più chiaro, al di là di sospetti e illazioni gratuite e infondate che fanno parte di un bagaglio che non mi appartiene».

«Inoltre, stiamo valutando anche le dichiarazioni, messe sempre per iscritto da Massimo Cialente, rivolte alla testata AquilaTv», dice il fondatore del sito Cristian De Rosa. «Sono amareggiato», prosegue. «Amo questa dalla mia nascita, e vorrei rivederla come l’ho vissuta per 34 anni. Non ho mai pensato di sabotare un concorso fondamentale per la rinascita dell’Aquila e per molti precari quanto me. Ho fiducia nella magistratura e nella correttezza dei professionisti che collaborano nella testata che ho l’onore di aver fondato nel 2006».

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