Dal rogo ai proiettili, Cialente sotto tiro

Mai risolti due atti intimidatori contro il sindaco, nel primo mandato l’incendio senza responsabili a Palazzo Margherita

L’AQUILA. Un sindaco sotto tiro. Non c’è solo l’accerchiamento al distributore di benzina mentre fa il pieno di carburante. Non solo gli insulti via Facebook oppure sui blog di varia natura, la quasi totalità dei quali di natura anonima. Non solo le telefonate piene di improperi oppure le lamentazioni quotidiane (tra motivi validi e non) di chi fa la fila davanti alla porta del suo ufficio. E chi passa qualche ora con lui dentro al Comune può toccare con mano. Non solo i faccia a faccia coi cittadini che in certi casi, come avvenuto di recente a un convegno a Scienze umane, sfiorano il contatto fisico. E non certo per abbracciarlo. Cialente è un sindaco sotto tiro. Fin dal primo mandato.

FIAMME E PROIETTILI. L’ultimo episodio in ordine di tempo, l’aggressione al distributore di benzina – preceduto, a ottobre 2012, da un confronto «all’americana» nel piazzale del Comune provvisorio, a Villa Gioia, con un altro cittadino esasperato – richiama alla mente il rogo doloso (senza responsabili) di novembre 2008 quando fu appiccato il fuoco al portone di Palazzo Margherita sede del Comune. Un grave atto intimidatorio seguito, il 18 novembre, dall’arrivo, a casa di Cialente, di una busta (ritirata dalla moglie del sindaco) con dentro un proiettile da carabina, calibro 7, di quelli solitamente usati per la caccia «grossa» come quella al cinghiale. La busta bianca riportava la falsa intestazione, come mittente, di un’agenzia funebre. Tanto per chiarire il senso di quel messaggio. Dell’uno e dell’altro episodio non si è saputo più nulla. E i responsabili del gesto, anzi dei gesti, sicuramente connessi, l’hanno fatta franca.

LA SCORTA. Il sindaco dell’Aquila, nei giorni immediatamente successivi al doppio episodio del 2008, fu «attenzionato» in maniera discreta dalla polizia. Una forma di vigilanza blanda, visto che di vera e propria scorta non si può parlare. Ma, dopo il terremoto, il sindaco ottenne, in sede di comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, che il suo autista avesse il riconoscimento della qualifica di agente di pubblica sicurezza. Paletta e lampeggiante, sì, ma pure una protezione «di cui il prefetto e il comitato», si lamenta Cialente nella lettera a Napolitano, «ritengono che io non abbia bisogno».

I TRE FURTI. Restano avvolti nel mistero anche i tre furti avvenuti nelle sedi comunali nei mesi scorsi. Intimidazioni? Avvertimenti? Segnali? Il sindaco si sente sotto tiro.

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