Emergenza migranti all’addiaccio, appello al prefetto

16 Dicembre 2025

Altre 32 persone senza un tetto bussano alla mensa della Fraterna Tau, il priore Giorgi scrive al rappresentante del governo

L’AQUILA. Un’altra domenica di lavoro alla Mensa di Celestino. Da una parte, la festa dell’aperitivo multietnico, un viaggio tra sapori, incontri e storie, pensato come occasione speciale per le comunità straniere che vivono sul territorio. Dall’altra, la realtà che non s’immagina: a fare la fila per un pasto caldo in 32, trentadue giovani in gran parte pakistani e afgani, senza un posto dove dormire. E intanto la notte, fuori, resta lunga. A evidenziare il dato Pierino Giorgi, presidente della Fraterna Tau, l’associazione che gestisce la mensa. «Sono passato alla mensa e sono stato circondato da 32 ragazzi che da giorni chiedono aiuto». Un numero preciso, che restituisce la dimensione concreta di una situazione che non è più episodica. Giorgi collega la presenza crescente alla rotta balcanica: dice che continueranno ad arrivare, «si passano la voce» anche sui social, raggiungendo parenti e conoscenti. Una dinamica che trasforma la città in una tappa, spesso senza che la città abbia strumenti pronti per reggerla. La richiesta, intanto, è elementare: coperte, giubbotti, maglioni. Sostegni essenziali, ma parziali, perché la notte continuano a dormirla all’aperto, con temperature proibitive per questo periodo. Giorgi racconta di aver parlato a lungo con loro con l’aiuto di un traduttore. «Vado via con il magone sapendo che ancora devono dormire fuori». È qui che la vicenda esce dall’urgenza “spicciola” e diventa un tema che chiama in causa le istituzioni. La Fraterna Tau, insieme ad altre realtà del volontariato e del terzo settore, ha infatti inviato una lettera alla prefettura per chiedere un incontro: l’obiettivo è aprire un confronto e costruire una risposta che non resti affidata soltanto alla rete informale di aiuti, tra pasti caldi e indumenti recuperati in emergenza. La Fraterna Tau, come altre realtà del volontariato, si trova così a gestire un’emergenza senza una risposta stabile.

«Stiamo affrontando una prova difficile, dai risvolti complicati, sulla quale sarebbe opportuno riflettere seriamente insieme, a prescindere». Il nodo, per chi opera sul campo, è evitare che l’assistenza resti solo “tamponamento”: un pasto caldo e poi di nuovo strada. Una scelta motivata dall’assenza di strutture adeguate e dal rischio di persone costrette a vivere all’aperto nei mesi più freddi. Ora, con quei 32 davanti alla porta, il terzo settore e la Fraterna Tau chiedono di essere ricevuti dal prefetto.