Ex ricercatori Intecs, sì alla disoccupazione 

La Corte d’appello ha confermato la sentenza del giudice del lavoro sull’indennità negata dall’Inps

L’AQUILA. Un’altra battaglia vinta, per gli ex ricercatori della Intecs, licenziati in massa nel 2017 e poi rimasti senza l’indennità di disoccupazione. Protagonisti di una lunga mobilitazione, per loro adesso è arrivato anche il pronunciamento della Corte d’appello che, dopo il Tribunale nel 2021, ha riconosciuto il diritto alla Naspi, che era stata negata dall’Inps. Due sentenze che, secondo la Fiom Cgil, potrebbero fare giurisprudenza in Italia.
«Nel dicembre 2017, l’allora Intecs (oggi Technolabs in fallimento) decideva di chiudere la sede aquilana», ricorda la segretaria provinciale della Fiom Elvira Simona De Sanctis, «e di licenziare i circa 60 ricercatori, che quindi si sono ritrovati disoccupati. A seguito del pronunciamento del giudice del lavoro dell’Aquila che dichiarava illegittimo il licenziamento intimato dall’allora Intecs, l’Inps dell’Aquila decideva di sospendere l’erogazione dell’indennità di disoccupazione (Naspi) ai ricercatori e di richiedere indietro le somme già erogate, lasciando intere famiglie prive di qualsiasi forma di sostegno al reddito».
Da subito la Fiom, insieme ai legali della Cgil e alle strutture dei servizi del sindacato, si è schierata dalla parte dei lavoratori, «sia nel rivendicare l’illegittimità del licenziamento e il diritto all’indennità di Naspi», sottolinea De Sanctis, «sia nel cercare soluzioni occupazionali alla vertenza coinvolgendo le istituzioni locali e nazionali. Dopo i pronunciamenti sull’illegittimità del licenziamento, il giudice del lavoro e la Corte d’appello, con sentenze rispettivamente del 29 novembre 2021 e 22 dicembre 2022, hanno riconosciuto agli ex lavoratori Intecs anche il diritto all’indennità di Naspi, annullando quindi la decisione dell’Inps. I pronunciamenti sul diritto alla Naspi, ottenuti grazie al lavoro dell’avvocato Luca Salciccia, oltre a rendere giustizia agli ex lavoratori Intecs», conclude De Sanctis, «risultano particolarmente rilevanti per essere i primi in Italia nel loro genere e dunque rappresentano un contributo essenziale nell’affermazione del diritto all’indennità di Naspi per chi perde il lavoro».