Fucino, incubo caro prezzi «Subito aiuti o moriremo» 

Gasolio raddoppiato in un anno, forti speculazioni sugli ortaggi, concimi alle stelle Le imprese: «Rivedere il credito d’imposta, fare controlli ed erogare contributi» 

AVEZZANO. «La mazzata finale ce l’ha data il carburante, che rispetto allo scorso anno ha raddoppiato il prezzo, passando da 0,70 a 1,50 euro al litro». Così esordisce Marcello Di Pasquale, presidente del Covalpa, consorzio, con sede a Celano, di cui fanno parte una cinquantina di aziende agricole medio-grandi del Fucino, con 500 associati. «Carburante», riprende Di Pasquale, imprenditore agricolo di Luco dei Marsi, «di cui abbiamo bisogno come il pane. Senza gasolio i trattori si fermano. E con essi l’attività agricola. Infatti senza trattori non possiamo né arare il terreno né pompare l’acqua dai pozzi né irrigare i campi. A questo si aggiunge la siccità di questa primavera, con temperature a maggio di 30/35 gradi, che ha mandato alla malora il raccolto di alcuni prodotti, come spinaci e piselli. Alcuni prodotti siamo costretti a lasciarli sul terreno. Il mercato non paga. La vendita non c’è più».
Il quadro delineato da Di Pasquale è pressoché identico a quello di tutti gli imprenditori agricoli ascoltati. Come si può fare uscire l’agricoltura del Fucino da una situazione che la sta mettendo in ginocchio? «Ciò che non possiamo fare», risponde il presidente del Covalpa, «è fermarci, organizzare scioperi e manifestazioni. Non concluderemmo nulla e toglieremmo tempo prezioso all’attività che non ci dà un attimo di tregua. La preparazione del terreno, la semina, l’irrigazione dei campi non possono aspettare. Spetta alle istituzioni preoccuparsi di tutelare un settore fondamentale dell’economia della nostra regione. Mi domando: che fine ha fatto il progetto che prevedeva la costruzione di un impianto che avrebbe risolto una volta per tutte l’irrigazione del Fucino? Dove sono andati a finire i 50 milioni che erano stati stanziati? Se ci fosse stata la volontà del governo, questo benedetto impianto sarebbe stato già realizzato. Come è avvenuto per altre importanti opere in Italia. Inoltre, si impone la necessità di calmierare i prezzi del petrolio e di intensificare i controlli dei prezzi dei prodotti agricoli. È mai possibile che noi si debba vendere, ad esempio, i finocchi a 20/25 centesimi al chilo e vederli poi esposti negli scaffali dei supermercati a 2,70 euro?».
«Alla base dei rincari», interviene Domenico Roselli, direttore provinciale della Coldiretti, «c’è la speculazione delle grandi compagnie petrolifere. Contrastarla è compito delle istituzioni nazionali. Noi, nei limiti del possibile, possiamo lavorare sul risparmio energetico, dotandoci di nuove tecnologie. Ma non sono sufficienti. È auspicabile, invece, che il governo riveda il credito di imposta per gli imprenditori agricoli Quella attuale va dal 1° gennaio al 31 marzo. Il vero consumo di carburante si è avuto nei mesi successivi. Pertanto il credito di imposta va esteso da aprile a settembre».
Sulla stessa posizione è il direttore di Confagricoltura L’Aquila, Stefano Fabrizi: «Gli agricoltori possono fare ben poco contro un così forte aumento del carburante. Solo contrastando la speculazione delle compagnie petrolifere si potrà ottenere qualche risultato. Ma la speculazione è la conseguenza della guerra in Ucraina. E finché questa non finirà, la situazione, temo, invece di migliorare, peggiorerà».
Carmine Contestabile, titolare di un’azienda agricola e zootecnica, spera che qualche aiuto possa arrivare dalla Regione Abruzzo. «Il presidente regionale della Cia, Antonio Sacchetti», rivela Contestabile, «ha chiesto un incontro con Marsilio, per chiedergli l’erogazione di un contributo che consenta alle aziende agricole di sopravvivere». Dario Bonaldi, titolare di un’importante azienda agricola, oltre che sul prezzo del gasolio si sofferma anche su quello dei concimi, «il cui costo è schizzato alle stelle, passando da 0,50 a 1,10 euro. Un aspetto che vorrei sottolineare», lamenta Bonaldi, «è il diverso trattamento, sul costo energetico, che le aziende agricole hanno avuto dal governo rispetto alle industrie. Assurdo. Le aziende agricole oltre alla semina, all’irrigazione e alla raccolta hanno altre incombenze: reperimento del personale, sempre più difficile, ristrutturazione di impianti, assicurazioni. E dovunque ti muovi paghi di più. Il potere d’acquisto sta andando in fumo. L’aumento delle spese si aggira sul 30%. Qualche giorno fa, dovendo rinnovare un’assicurazione, mi è stato comunicato che il costo era lievitato, tanto che ho sbottato: andate pure voi a gasolio?».
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