Il saluto di Diaconale e «il progetto del futuro»

Parco Gran Sasso, ultimo giorno da presidente: «Ora mi godrò l’Abruzzo» Approvato il piano fermo dal 2003: con la Fondazione veicolerò i flussi turistici

L’AQUILA. Una giornata intensissima, vissuta all’insegna dell’ultimo atto ufficiale: la riunione del consiglio direttivo, che ha dato il via libera definitivo al piano del Parco Gran Sasso-Monti della Laga, fermo dal 2003. Una vittoria che il presidente uscente, Arturo Diaconale, porta a casa come un trofeo. Gli altri ricordi, foto, documenti, libri, resteranno per il momento al loro posto, nell’ufficio di Assergi che Diaconale continuerà a frequentare, almeno fino alla nomina del nuovo presidente da parte del Governo. Per lui, abruzzese d’origine, nato a Montorio al Vomano, ma romano d’adozione, il legame con la grande montagna non si è mai spezzato. Sei mesi fa sono state gettate le basi di quello che Diaconale culla come «il progetto del futuro», creatura nata dalla proficua sinergia tra l’ente parco e la Camera di commercio dell’Aquila. Ne ha assunto le redini, in qualità di presidente, dopo l’esperienza quinquennale maturata all’interno del Parco, alla guida di un ente provo di un un consiglio direttivo, con il solo supporto dei tecnici e del direttore.

«Periodo complesso, ma interessante», lo definisce Diaconale, quando uscito dal consiglio direttivo, terminato alle 14,30, si appresta a partire per Roma. «Ho avuto l’opportunità e la fortuna di conoscere meglio il territorio, il mondo che ruota intorno al Parco, gli operatori del territorio», afferma, «un punto di vista privilegiato, che mi ha posto nella condizione di capire quale può essere il futuro del Parco, in un’ottica di mantenimento delle regole operando in sinergia con la comunità locale».

Il filo conduttore che ha animato il mandato di Diaconale e che l’ex presidente del Parco trasferirà sulla fondazione è quello di creare poli di attrattività che possano veicolare i flussi turistici. Le idee già ci sono.

«La valorizzazione delle aree faunistiche dei versanti aquilano e teramano, integrate con i santuari di San Gabriele e di San Pietro della Jenca, il primo santuario al mondo dedicato a Giovanni Paolo II», dice Diaconale, «può trainare qualcosa come 400mila turisti l’anno».

Sorride il presidente uscente, mentre descrive gli strumenti sui quali lavorare nei prossimi mesi. «Ora che sono libero dalle questioni burocratiche, potrò godermi di più l’Abruzzo», aggiunge volgendo lo sguardo al Gran Sasso. Un ultimo saluto, che è solo un arrivederci.

Monica Pelliccione

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