Inchiesta concorsone Petullà fa scena muta

Il dirigente dal pm sulla fuga di notizie relativa alle domande della selezione Ai giornalisti ha detto: se Cialente pensa sia stato un complotto dica quello che sa

L’AQUILA. Il dirigente della Protezione civile Roberto Petullà è entrato nell’ufficio del pm Simonetta Ciccarelli senza fermarsi a parlare, teso ma comunque gentile con i giornalisti. Lo ha fatto, invece, più rilassato e come a volersi togliere un peso dallo stomaco, soltanto all’uscita dalla stanza del sostituto procuratore all’interno del tribunale di Bazzano. Petullà, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio per avere inviato, dalla posta elettronica del suo ufficio romano, un quiz del concorsone a una giornalista di una testata online che lo ha poi pubblicato, non ha risposto alle domande del giudice. «È andata bene in quanto è stato un incontro assolutamente interlocutorio», ha detto, accompagnato dal suo legale Massimo Manieri.

«La notifica che mi vede indagato mi è arrivata in modo celere e per questo mi sono avvalso della facoltà di non rispondere. Vedremo come evolverà il procedimento», ha aggiunto, lasciando intendere, di concerto con il legale, che «questo non significa che non intendo non rispondere in seguito». Petullà, reo confesso, si è detto convinto che «la situazione è destinata a ridimensionarsi rispetto a quanto è stato sostenuto fino a oggi».

Risalgono a due giorni fa le ultime dichiarazioni del sindaco Massimo Cialente, che aveva parlato di «certezza di un complotto», auspicando, anzi, una querela nei suoi confronti perché, così, «si è costretti a visionare tutti i server e le e-mail e a cercare a fondo la verità». «Conosco Cialente dal 2009, lo ritengo un amico», ha risposto Petullà. «Se ritiene che ci sia un complotto dietro questa vicenda e ha le sue motivazioni, le esponga. Dica qual è questo complotto. A me sfugge l’idea di un complotto. Ma so che il sindaco, da questo punto di vista, è molto fantasioso».

Commentando la decisione del Tar del Lazio di non concedere la sospensiva al concorsone per l’assunzione a tempo indeterminato di 300 persone che dovranno lavorare alla ricostruzione, il dirigente della Protezione civile ha detto: «Lo apprendo soltanto ora. Sapevo che c'era l'udienza. Penso che il concorso abbia una procedura assolutamente regolare e mi auguro nell'interesse di tutti che venga espletato e concluso quanto prima possibile».

La sua azione è stata «in assoluta buona fede», ha aggiunto riferendosi all’e-mail con il quiz inviata alla giornalista. «Se avessi voluto agire in cattiva fede avrei usato mezzi e modalità differenti». Per Petullà, dunque, la vicenda è destinata a sgonfiarsi, anche perché «il quesito inviato alla testata online era soltanto una bozza di lavoro per di più basata su un presupposto sbagliato», ha spiegato. Un quesito del tutto errato, dunque, «che non poteva in alcun modo essere sottoposto ai candidati».

Marianna Gianforte

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