Incidente Airshow: gara di solidarietà per i figli del co-pilota

29 Maggio 2024

Raccolta fondi dei colleghi di Dal Pozzo: «Per lui la famiglia era tutto». Prosegue l’indagine sull’incidente: tre avvisi di garanzia

L'AQUILA. Una raccolta fondi per aiutare la famiglia di Paolo Dal Pozzo, il 41enne, co-pilota dell’elisoccorso del 118 dell’Aquila, deceduto sabato scorso, nell’aeroporto di Preturo durante la prima giornata dell'Airshow. L’iniziativa è partita dai colleghi, che hanno lanciato una petizione su una piattaforma di raccolta fondi, grazie a cui sono stati raccolti circa 50mila euro in due giorni.

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«Conoscevamo Paolo come collega leale, sincero e come amico, persona dai valori saldi e sani. Per lui la famiglia era tutto: sua moglie Alessandra e i suoi due bambini» scrivono i promotori dell’iniziativa: «Era dedito al lavoro e alla divulgazione della nostra professione. Lo piangiamo, ma chi lo ha conosciuto sa che vivrà per sempre nei nostri ricordi e pensieri». Il 41enne viveva con la famiglia a Cardano al Campo (Varese), ma per lavoro spesso si trovava nella base degli elicotteri di trasporto sanitario ed elisoccorso a Marina di Pietrasanta, in Versilia, così come in Abruzzo.

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Intanto, è stata effettuata l’autopsia dal medico legale, Giuseppe Calvisi, incaricato dalla procura dell’Aquila che ha aperto un’inchiesta sulla tragedia. Salgono a tre gli indagati, raggiunti da avviso di garanzia. L’accusa è di omicidio colposo. Si tratta di M.C., 45enne aquilano, conducente dell’autocisterna, il suo datore di lavoro, M.S., anche lei 45enne dell’Aquila, e l’amministratore della società Avincis, ditta affidataria del servizio elisoccorso, L.A., 48 anni di Brescia. Per il pm gli indagati si sarebbero resi responsabili di comportamenti connotati da negligenza, imperizia e imprudenza nel non aver osservato le norme in materia di sicurezza.

La tragedia si è verificata durante la prima giornata dell’Airshow, pochi minuti prima del previsto sorvolo di prova delle Frecce tricolori. Proseguono anche i rilievi degli ispettori della Asl che stanno esaminando contratti, appalti, piani di sicurezza e piani di emergenza. Nei giorni scorsi la Procura aveva sequestrato la cisterna e il telefono della vittima, ascoltando i testimoni del fatto, i quali hanno riferito che c’era un forte rumore e che era impossibile avvertire i segnali acustici. (a.d.a.)