Intossicazione alimentare nella tendopoli

San Demetrio: cinquanta sfollati colpiti da dissenteria e vomito, tre in ospedale.

SAN DEMETRIO NE’ VESTINI. È stata una notte movimentata, nel campo di San Demetrio, dove ci sono 300 sfollati sotto le tende. Una probabile intossicazione alimentare ha colpito una cinquantina di persone, di cui 3 finite al pronto soccorso. La crisi intestinale per una cinquantina di persone è scoppiata intorno alle 23.30 di ieri, quasi in contemporanea. È scattato subito l’allarme, mentre venivano presi d’assalto i “Seabach”, i bagni chimici, dove è stato un viavai di persone. Qualcuno non ha fatto neppure in tempo ad arrivarci. Grida di dolore e subbuglio, hanno gettato per un’ora la tendopoli di San Demetrio nel caos. Tre persone presentavano sintomi più importanti, con febbre, e sono state portate al pronto soccorso del San Salvatore dove, però, ieri mattina sono state dimesse, dopo una massiccia terapia con farmaci antidissenteria. Per tutti gli altri, il problema si è risolto a livello di intervento medico nella tendopoli.

Nella fase acuta del problema, tra grida, tensione e paura di epidemie, si è temuto anche per l’ordine pubblico e sono arrivati sul posto i carabinieri della stazione di San Demetrio, che hanno allertato i colleghi del Nas di Pescara. Il Nucleo antisofisticazioni è arrivati in mattinata e ha prelevato campioni di cibo e di bevande. L’ipotesi più plausibile, al momento, in attesa del responso delle analisi, è che a provocare i problemi intestinali sia stata un’intossicazione alimentare. Probabilmente si tratta di cibi o acqua consumati all’ora di pranzo. Si pensa più a un’intossicazione che a un virus, perché all’interno della stessa tenda c’è chi è stato colpito dall’attacco gastro-intestinale e chi no. Il caldo certamente non giova, né a chi è sotto le tende, né tanto meno ai generi alimentari che vengono conservati. La situazione, comunque, fino a ieri sera, era sotto controllo.

«Ieri mattina tutto era tornato alla normalità», fa sapere Ludovica Panzerotto, della Protezione civile. «I carabinieri del Nas, intervenuti insieme alla nostra struttura sanitaria e alla Asl dell’Aquila, hanno fatto verifiche su cibi e bevande e sembra che al momento non abbiano riscontrato anomalie, almeno sullo stato di conservazione. Tutti i casi sono stati curati nel campo», sostiene la Panzerotto, «tranne tre persone, portate in ospedale. Da allora non si sono verificati più casi. Sembra da escludere la causa del virus». Sono state controllate anche le attrezzature refrigeranti, come frigoriferi e congelatori, e sembra che gli alimenti fossero conservati secondo le norme. Ad essere colpite dalla possibile intossicazione sono state tutte le fasce d’età, tranne i bambini: dai ragazzi, agli adulti, agli anziani.

Una nottata movimentata, quindi, in un campo di sfollati abbastanza tranquillo, rispetto ad altre realtà, che la Protezione civile sta gestendo abbastanza bene, anche con la presenza costante dei carabinieri della stazione di San Demetrio, sotto la direzione del comandante, il maresciallo Alfredo Venta. I militari dell’Arma sono al lavoro dal 6 aprile, quando sono andati a scavare, anche con le mani, sotto le macerie di quei paesi di competenza territoriale, dove il terremoto ha fatto 25 vittime: 3 a San Demetrio, 4 a Fossa e 18 nel paese più colpito, Villa Sant’Angelo. Tutt’ora i carabinieri operano senza una caserma (quella di San Demetrio è inagibile) e i cittadini per qualsiasi cosa devono rivolgersi alla stazione di Fontecchio, che dista quasi 20 km.

Finora non sono stati installati i moduli per ospitare la stazione vestina. «Il Comune è latitante e dovrebbe provvedere», dicono alcuni sfollati, «siamo stufi di dover andare ogni volta a Fontecchio, perché i carabinieri per noi sono un punto di riferimento importante, come la Protezione civile. Il nostro sindaco, tra l’altro, non si è fatto neppure vedere, né quando è scoppiato il caos per l’intossicazione, né la mattina seguente, per sapere come stavano i suoi concittadini e cosa stava accadendo».