La denuncia dell’Ance: «Casse vuote nel cratere» 

Il presidente Cicchetti: «Usrc in difficoltà: manca il trasferimento di 79 milioni» La richiesta: «Occorre garantire un plafond di 50 milioni minimo e costante»

L’AQUILA. I 500 cantieri fermi dopo lo stop imposto dall’emergenza coronavirus (secondo i dati dell’Usra) rilanciano il dibattito sul completamento della ricostruzione in città e nel suo circondario. «Non sarà solo il Covid19 a fermare i cantieri della ricostruzione». Lo afferma il presidente dell’Ance L’Aquila Adolfo Cicchetti. «La ripartenza, su cui il governo nazionale sta cercando di puntare tutte le sue energie, nel cratere ancora una volta rischia di essere zoppa».
LA DENUNCIA. «Nonostante il grande sforzo», afferma il presidente dei costruttori edili, «che gli Uffici speciali per la ricostruzione stanno mettendo in atto per digitalizzare i procedimenti burocratici, per anticipare i pagamenti degli stati di avanzamento dei lavori parziali e per favorire liquidità a quelle imprese che hanno già effettuato parte dei lavori, esiste a oggi il forte rischio che le casse dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere sismico, oggi quasi a secco, restino vuote per tutto il mese di aprile e anche oltre».
I NUMERI. Secondo i dati di Ance L’Aquila, che monitora costantemente l’attività degli uffici, come fa sapere lo stesso Cicchetti, «non sono ancora stati trasferiti i 79 milioni di euro richiesti dal cratere alla struttura di missione in gennaio, relativi a lavori di ricostruzione privata. In questi tre mesi di attesa l’Ufficio per i comuni del cratere è stato costretto a coprire il momentaneo azzeramento di cassa con 20 milioni di fondi destinati ad altre finalità che vanno al più presto ripristinati. Al ritmo attuale di approvazione degli stati di avanzamento lavori, raddoppiato in regime di smart working a partire dalla metà di marzo, entro il mese di aprile l’Ufficio avrà prosciugato le proprie casse anche rispetto ai fondi di rimpiazzo. Le imprese sono molto preoccupate per questo stato di cose, che rischia di compromettere anche la riapertura dei cantieri post-Covid».
LE RICHIESTE. Ance L’Aquila vorrebbe «ottenere rassicurazioni dalla filiera della governance e soprattutto ritiene opportuno che l’Usrc possa dotarsi, di un plafond minimo e costante di 50 milioni, in analogia con quanto già avviene per il Comune dell’Aquila per la somma di 100 milioni. Una richiesta che sappiamo già inoltrata alla struttura tecnica di missione, ma finora inevasa. Una mancanza che potrebbe essere pagata dalle imprese già provate dal fermo di queste settimane che si vedranno costrette a riaprire i cantieri senza la certezza di una disponibilità di risorse».
GLI SCENARI. «L’ingorgo di pratiche lavorate», prosegue il presidente dei costruttori, «rischia di ingrandirsi se a ciò si aggiunge il fatto che dalla metà del 2019 sono state affidate pratiche a consulenti esterni per circa 200 milioni. Si prevede che entro luglio almeno la metà di queste possano essere approvate, se i progettisti risponderanno tempestivamente alle richieste di integrazione, con il rischio che i nuovi cantieri che auspicabilmente riprenderanno a partire dallo stesso mese di giugno, non possano in realtà essere avviati. Il 2020 rischia di essere per la ricostruzione un altro anno nero», conclude Cicchetti, «con il fermo della pandemia prima e nuovi e sempiterni ritardi burocratici poi. Nell’attuale situazione di un disastro economico di portata epocale, le imprese e i territori del sisma non possono più permettersi alcuna leggerezza. Si ragiona di misure straordinarie per la ripresa mentre noi siamo ancora una volta in attesa delle misure ordinarie che consentirebbero già da sole la prosecuzione del lavoro. Una situazione non più accettabile su cui le imprese attendono soluzioni immediate».(cr.aq)
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