Negozianti del centro «Noi resistenti siamo rimasti aperti»

Viaggio tra le attività dopo il caso delle serrande abbassate «Stiamo facendo la nostra parte, ora tornino uffici e servizi»

L’AQUILA. Negozi del centro chiusi a Pasqua? Stavolta i negozianti non ci stanno a passare per “fannulloni”. A mettere le cose in chiaro è Natalia Nurzia, dell’omonimo bar in piazza Duomo. «I ristoranti e i bar erano tutti aperti e tutti pieni», spiega, mentre il fratello Francesco Nurzia racconta delle mille traversie di chi ha scelto di rientrare in centro già nel dicembre 2009. «Ci stiamo spostando all’ex Standa, a spese nostre, sperando in un minimo di aiuto. Di giorno si lavora con gli operai, ma le sere d’inverno si potrebbe tranquillamente chiudere alle 16. La città ripartirà ma ci vogliono altri negozi, e soprattutto gli uffici».

«Se L’Aquila vuole essere una città turistica bisogna stare aperti», non ha dubbi Luca Ciuffetelli del bar del Corso, riaperto nell’agosto 2010. Non vorrebbe neanche rispondere alle domande, «perché poi diranno che siamo dei piagnetari». A Pasquetta eravamo tutti aperti, noi, i ristoranti e anche il Nerocaffè qui vicino». Dopo anni difficili «adesso si comincia finalmente a lavorare. Certo, la clientela è cambiata tantissimo, oggi vengono tanti operai». Vito Laterza della Camoscina, prodotti tipici, sta per spostarsi da piazza Duomo alla Galleria Irti, «avanti e indietro sempre a spese nostre. Io sono stato aperto a Natale, Pasqua e Pasquetta, estate e inverno, mi privo della mia libertà. Tutti promettono, ma noi non abbiamo mai visto un euro. Qualcuno potrebbe dire “hai dato un servizio, adesso ti diamo una mano”, e invece qui alle 17 c’è il coprifuoco. In inverno, certe volte, non si apre neanche la cassa». «Vorrei fare una proposta: ogni ditta lascia una piccola offerta per i milioni che sta guadagnando nella ricostruzione, poche migliaia di euro, che vengono messe in un fondo cassa e ridistribuite tra le ditte che cercano di andare avanti».

Lello Retta è tornato in città dopo 6 anni passati nel Progetto Case di Sassa Nsi. «Vengo in centro ogni giorno, l’ho fatto anche a Pasqua e Pasquetta», racconta. «Alle 19 i turisti giravano ancora». Armenuhi Passayan della gioielleria Armenia sta discutendo con un vicino che ha messo la macchina davanti alla vetrina. «A Pasquetta eravamo chiusi, ho tenuto aperto per sei anni e non ho mai incassato un euro. E comunque i vecchi clienti mi vengono a cercare, e si riesce ad andare avanti». Marta Sista ha aperto l’omonimo negozio di abbigliamento in corso Federico II ad agosto 2015. «Siamo in rodaggio, è vero, ma rientrare in centro è stato bellissimo. Servono altre attività e gli uffici: quando abbiamo saputo che il Comune rischia di non venire più all’ex Standa è stato un colpo, era meglio se non ci dicevano niente».

Raniero Pizzi

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