Palasport chiuso da sei anni pattinatori in esilio

Per sistemare la struttura già impegnati 350mila euro Ma i lavori cominciati la scorsa estate sono fermi

L’AQUILA. La porta laterale è aperta, basta solo fare una piccola pressione per accedere agli spogliatoi che fanno da anticamera all’anello di pattinaggio, la vecchia pista ricoperta nel 1973. E la scena è quella di un impianto fermo ormai da sei anni nonostante gli annunci a più riprese dell’amministrazione comunale. Sulla pista ci sono polvere e calce. Eppure, l’impressione che si ha è che basterebbe poco per restituire alla struttura le sue funzioni originarie. Sono stati già impegnati 350mila euro per il primo stralcio dei lavori cominciati in estate, anche se di operai in giro in questi giorni non se ne vedono. Oltre a questo, si dovrebbe poter contare su altri 514mila euro provenienti dal bando ministeriale per le grandi catastrofi. Nell'intervento verrà data priorità alla sostituzione degli infissi e alla messa a norma degli impianti, oltre alla realizzazione di nuove uscite di sicurezza. Ma la struttura non potrà riaprire prima di un anno, con buona pace di decine di pattinatori costretti ogni inverno a fare chilometri per allenarsi indoor. «Qui il terremoto non c’entra niente, è solo colpa dello stato di abbandono in cui questa struttura è stata lasciata», dice il presidente del Consorzio pattinaggio Corrado Ruggeri. «Una situazione che sta uccidendo la disciplina che ha portato più risultati in città». E Ruggeri parla a ragione: solo nella sua bacheca personale ci sono 23 titoli italiani assoluti, 8 europei, 8 primati mondiali, un titolo iridato su strada, e ben 363 presenze in nazionale. Per non parlare di altri campioni internazionali come Capannolo, Aracu e Marotta, questi ultimi anche tra i vertici federali internazionali. «Però», riprende Ruggeri», le difficoltà logistiche per allenarsi hanno tagliato le gambe alle società impedendo il ricambio generazionale».

Fabio Iuliano

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