S. BENEDETTO DEI MARSI

Rompe la gamba al rivale, calciatore assolto dopo 7 anni

 L’accusa contestava le lesioni aggravate dall’odio razziale. Per il giudice non c’è reato

SAN BENEDETTO DEI MARSI. Era finito sotto processo per aver volutamente ferito un calciatore amatoriale sul terreno di gioco. Dopo sette anni il tribunale di Avezzano lo ha assolto da ogni accusa. È la fine di un incubo per Daniele Odoardi, calciatore amatoriale 25enne attualmente tesserato con la squadra del San Benedetto Venere che milita in Prima categoria. I fatti risalgono all’agosto del 2015 quando W.H., all’epoca minorenne, anche lui di San Benedetto di Marsi, aveva subìto un grave infortunio alla gamba in seguito al quale era stato sottoposto a un intervento chirurgico. Infortunio avvenuto nel corso di una partita di allenamento tra la prima squadra dell’allora associazione sportiva dilettantistica San Benedetto e gli allievi, sul campo sportivo di San Benedetto dei Marsi.
Un episodio per il quale il calciatore aveva deciso di sporgere una denuncia contro Odoardi sostenendo che «con fallo volontario intenzionale arrecato con finalità di provocare lesioni», nello specifico un calcio sferrato da dietro al ginocchio destro, «gli avrebbe cagionato una frattura al femore guarita in più di quaranta giorni», «agendo volontariamente e fuori dalla dinamica di gioco anche in relazione alla tipologia di incontro che si stava svolgendo, con l’aggravante della discriminazione dell’odio razziale avendo precedentemente detto nei suoi confronti che i marocchini non dovevano avere posto in squadra». Il giovane è un cittadino italiano figlio di immigrati.

In seguito alla denuncia presentata dal ferito, oggi 23enne, erano state avviate le indagini e si era aperto un processo nel quale Odoardi era stato rinviato a giudizio con l’accusa di lesioni dolose aggravate dall’odio razziale. Nel corso del processo sono stati ascoltati numerosi testimoni. Ieri, il giudice del tribunale, Camilla Cognetti, ha assolto Odoardi, assistito dall’avvocato Angelo Raglione, da ogni accusa perché il fatto non costituisce reato.
Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione per il reato di lesioni dolose aggravate dall’odio razziale e il risarcimento danni in favore del giovane calciatore che si è costituito parte civile nel processo. (f.d.m.)
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