Tasse, sono 26 le imprese che devono pagare il 100%

Sulle procedure per la restituzione vertice con tre europarlamentari Sassoli (Pd): «È in corso un negoziato per trovare una via d’uscita»

L’AQUILA. Sono 26 le imprese che rischiano di dover restuituire il 100% delle tasse. Come evitarlo?

Sulla ingarbugliata questione della restituzione delle tasse sospese nel post-terremoto alle imprese del cratere sismico richiesta dalla Commissione europea (che ha intravisto nella misura dell’allora governo italiano un “aiuto di Stato”) da ieri c’è una strategia precisa.

Insomma, per la prima volta dopo un anno e mezzo di trattative all’orizzonte si vede una via d’uscita. A spiegarlo sono stati ieri mattina gli europarlamentari David Sassoli, Massimo Paolucci e Gianni Pittella del gruppo dell’Alleanza progressista di socialisti e democratici e il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, che nella sede della giunta regionale hanno incontrato, per un paio di ore d’intenso lavoro, i rappresentanti istituzionali locali, il sindaco Massimo Cialente, il vicepresidente della Regione, Lolli, altri sindaci del cratere sismico, rappresentanti del mondo dell’impresa e dell’agricoltura, della Camera di commercio e delle organizzazioni di categoria e sindacali. Con loro anche il deputato Antonio Castricone e la senatrice Stefania Pezzopane. Sono sono 115 le imprese che secondo la Commissione europea dovrebbero restituire al 100% (e non al 40% come previsto dal governo) i tributi non pagati dopo il sisma. La buona notizia è che alzando la franchigia del de minimis dai 200 ai 500mila euro, in base ai parametri stabiliti dalla normativa europea nel 2009, la platea si può assottigliare. A rischio restituzione resterebbero 26 aziende: grandi gruppi industriali, le società partecipate e in-house e colossi nazionali come Telecom. Dal tavolo tecnico di ieri, intanto, è emersa l’intenzione di mettere in piedi una strategia unica governo-Regione-imprese. Sempre ieri mattina un altro incontro si è tenuto anche a Roma, al dipartimento delle Politiche europee, con il sottosegretario Sandro Gozi e il direttore generale della Regione Cristina Gerardis. La richiesta dell’Europa, per Sassoli, «detto tra italiani, nasce perché alcuni tribunali del Nord hanno chiesto chiarimenti all’Europa, che non era fino ad allora intervenuta. Spesso si ha la sensazione che l’Italia non si voglia bene. Ora c’è un negoziato in corso», chiarisce, «perché anche per queste imprese siamo sicuri che sapranno dimostrare di avere usato legittimamente gli sgravi». Una via d’uscita percorribile anche secondo, Lolli: «Andremo fino in fondo alla questione», ha detto, «senza fare battaglie di principio, ma per risolvere i problemi di un territorio che ancora soffre. Tutte le imprese del cratere sismico aquilano hanno sofferto una crisi disastrosa e ancora non riescono ad agganciare la ripresa già in corso in Italia e nel resto d’Abruzzo».

Marianna Gianforte

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